LAURA DE BENEDETTI
Cronaca

Alluvione, 18 anni dopo: "Non siamo ancora sicuri"

Lodi , il 26 novembre del 2002 l’Adda esondò e sommerse interi quartieri "Con l’urbanizzazione non sappiamo quanto le nuove difese ci proteggono"

Una delle famiglie tratte in salvo dai vigili del fuoco in quel drammatico autunno

Lodi, 26 novembre 2020 - Oggi ricorrono i 18 anni dall’alluvione che inondò interi quartieri di Lodi. A difesa dalla piena dell’Adda, che il 26 novembre del 2002 esondò a 3,48 metri sul livello del mare, mancano ancora l’innalzamento dell’argine in riva sinistra lungo via Sauro a valle del ponte napoleonico, lo ‘spostamento’ della ghiaia nell’alveo a monte, dove si è formata una penisola, anche per ‘riaprire’ alla corrente un paio di arcate, la realizzazione della chiavica alla roggia Molina, tutte opere già previste da Aipo e i cui lavori dvrebbero prendere il via nel 2021. Ma i cittadini, che non possono dimenticare, a distanza di anni, quando di notte l’acqua gelida e torbida del fiume, insieme a quella delle fogne, gli entrò in casa, e che, sottolineano, non hanno mai avuto alcun risarcimento, vogliono chiarezza. Anche perché, affermano, con la continua urbanizzazione e coi cambiamenti climatici in corso, la difesa spondale della città calcolata sulla "piena dei 200 anni, potrebbe verificarsi anche solo tra 20 o tra 2 anni. Non siamo esperti, vogliamo che le cose ci siano spiegate".

«A settembre ho presentato richiesta per la realizzazione di un intervento di innalzamento dell’argine secondario esistente in sponda destra dell’Adda, dal ponte della tangenziale a oltre la cascina Barbina a Lodi per evitare che la zona della Valgrassa, abitata, venga inondata, con l’impossibilità dell’acqua di defluire. L’ultima piena che ha dato preoccupazione in quest’area è stata il 17 novembre 2014, l’acqua lambì la sommità dell’argine: se entrasse sarebbe un nuovo ‘lago Gerundo’" riferisce Domenico Ossino del comitato riva destra. Anche Carlo Bajoni, già referente del Comitato riva sinistra, teme l’effetto lago: "Prima che ci fosse la tangenziale l’acqua defluiva a valle e via Sauro era un argine naturale, ora c’è la barriera della tangenziale che, unita all’argine ciclabile verso Boffalora, rischia di far diventare l’OltreAdda, dal ponte napoleonico a Campo Marte, un lago dove l’acqua, una volta entrata, non esce più. Non sappiamo che genere di difesa vogliano creare in via Sauro, né quanta ghiaia vogliano cavare ma so che non informare i cittadini su ipotesi e progetti è una mancanza di rispetto". "In 47 anni l’acqua mi è entrata solo una volta in cantina - afferma Franco Bazzigaluppi, che abita proprio in via Sauro -. Se innalzano un muretto va bene ma se rifanno l’argine, coi massi, come l’ultima volta mi preoccupa: ho ancora le crepe in casa dovute alle vibrazioni". "E’ importante che le altezze delle difese spondali siano le stesse su entrambe le rive - sottolinea Mario Gigli -. Per cui ben venga l’ultimo tratto di argine che manca in riva sinistra".