
Passeggeri salgono a bordo di un bus all’autostazione di Lodi
Lodi, 6 marzo 2025 – Fuori dagli orari scolastici, l'autostazione di Lodi appare quasi deserta. Sono le 9.30 di un mercoledì mattina e gli ultimi pendolari affrettano il passo per dirigersi al lavoro. Il passaggio nel terminal bus li costringe ad assistere a scene di degrado che difficilmente potranno metterli a loro agio. Gli autisti dei bus proseguono nella loro corsa. Alcuni riprendono il loro viaggio, mentre altri si dirigono poche centinaia di metri più in là, dove stazioneranno per qualche ora di riposo e forse per bere un caffè. Nel frattempo, due operatori raccolgono i rifiuti abbandonati nelle aiuole che costeggiano tutto il parcheggio. A pochi metri da loro, un ragazzo raccoglie i mozziconi di sigaretta per fumarli. In ogni angolo lo sguardo può soffermarsi sulle bottiglie di birra abbandonate, sui pacchetti di sigarette vuote e sugli involucri di plastica che vengono trascinati dal vento contro i muri fatiscenti di un luogo che dovrebbe accogliere, ma che spesso respinge.
Condizioni critiche al terminal
Nel parcheggio staziona un autobus, l’unico mezzo presente oltre al camioncino della raccolta rifiuti. Da lì a poco partirà per Cremona. “La situazione non è delle migliori”, ironizza l’autista. La sua più grande preoccupazione riguarda la nuova gara d’appalto per il Trasporto Pubblico Locale, che potrebbe ribaltare completamente le sorti dell’azienda per cui lavora. “La mancanza di personale si fa sentire, però resta la paura che possano esserci dei tagli”. “Io però cerco di stare tranquillo, anche se la mia tratta non è particolarmente trafficata, soprattutto al di fuori degli orari di punta”, e con un’immagine particolarmente simbolica fa capire che nelle altre fasce orarie può perfino “sentire il rumore dei miei stessi pensieri”.
Lui si ritiene fortunato: la scarsa utenza nella sua corsa gli ha permesso finora di evitare casi particolarmente gravi di discussioni o di aggressioni. “Ne succedono parecchi, ma a me, personalmente, non è mai capitato. La rotta più pericolosa è quella per Pavia. Mi raccontava un collega, che una volta è stato preso a pugni da un passeggero per un semplice biglietto non timbrato.”
Esperienze di autisti e problematiche
Tutt’altra esperienza quella di un altro autista, che arriva poco dopo. Guida i bus da 25 anni, ha due figlie che prendono spesso la sua tratta e in diverse occasioni hanno dovuto vedere il padre fronteggiarsi con passeggeri indispettiti a tal punto da sfiorare la rissa. L’ultima volta, quella più preoccupante: “A Sant’Angelo erano saliti due ragazzini nordafricani, che avranno avuto non più di 16 anni. Hanno iniziato ad aggredirmi verbalmente perché alla fermata non avevo aspettato il loro amico. Roba da matti.”
“Ma non finisce qui: di colpo mi vedo sfrecciare davanti al parabrezza un macchinone bianco che ha iniziato a frenare fino quasi allo schianto. Ho pensato al peggio. Una volta fermo, ho aperto le porte perché dal veicolo era uscito il padre del ragazzino che “non avevo aspettato” e anche lui ha iniziato ad insultarmi pesantemente.” I ragazzini hanno poi impedito la chiusura delle porte, così che il pullman non ripartisse. “Sono situazioni che creano tensione. Ti distraggono. Per fare questo lavoro però, mentre guidi, devi essere completamente concentrato, hai un sacco di responsabilità e di stimoli che arrivano dalla strada. È diventato un lavoro pericoloso.”
Misure di sicurezza e degrado urbano
Su alcuni mezzi, l’azienda ha installato un dispositivo, un tasto rosso, che permette, solo in caso di aggressione, di mandare i filmati in diretta alla questura, così che possa intervenire celermente. “Qui manca proprio l’educazione. Ci vuole poco per farmi emozionare: un “buongiorno”, un “ciao” o un semplicissimo “buon lavoro”, ma ormai si fa fatica a pronunciare anche quelli.”
Verso la stazione si sente il rumore dei treni passare. A ridosso dei binari un uomo, con tutta probabilità uno straniero, è appena stato fermato dagli agenti di Polizia per un’aggressione verbale a un controllore. Sulla banchina opposta, invece, un altro uomo, che sfrecciava a tutta velocità con il suo monopattino elettrico, è appena stato richiamato dagli stessi agenti.
Avvicinandosi a via Anelli Abate, si incontrano anziani a passeggio col cane, impiegati in pausa pranzo ma anche tossicodipendenti e senzatetto. “Guarda quello lì”, indica un altro autista. Di fronte al parcheggio, in pieno giorno, un uomo stava urinando su un’aiuola, nemmeno troppo folta. “Se dall’altra parte fosse passata una ragazzina che tornava da scuola, avrebbe visto tutto”, scuote la testa.
Lui fa l’autista da 35 anni, gli ultimi 17 passati alla guida di un bus, quello che di norma staziona a Lodi Vecchio. È dell’idea che il suo lavoro sia “la morte dell’autista”, principalmente a causa del degrado e dei rischi legati al costante confronto con i passeggeri. “Non ho più voglia di litigare con le persone e onestamente non me lo posso più permettere. Ho una figlia ed è troppo rischioso.” La soluzione: “Stringi i denti e giri la testa dall’altra parte, anche a rischio che ti venga il torcicollo. In poche parole ti fai i fatti tuoi.”
Sicurezza e il problema delle sostanze illecite
Anche lui ha subito un’aggressione. Dopo aver corretto la data di un abbonamento ad un passeggero che da giorni prendeva il bus senza biglietto, “ha iniziato a far casino, minacciandomi che mi avrebbe “spaccato la testa”. Io ho provato a calmarlo, ma lui mi spingeva – fortunatamente non ero ancora ripartito – e quando ho risposto con uno spintone per allontanarlo, il ragazzo è caduto e si è graffiato sulla guancia con la parte metallica dell’orologio.”
Ma di questi tempi, a preoccuparlo particolarmente è la droga che circola sui mezzi pubblici. L’autista ammette, infatti, la facilità con cui può avvenire uno scambio al coperto dei sedili. “Basta che ti fai un giro sul pullman, ci metti due secondi a trovare qualche sostanza.”