MARIO BORRA
Cronaca

Bertolaso e la verità sul Covid a Codogno 5 anni fa: “Siamo stati abbandonati, col ministro non usai mezze parole”

Durissimo l’intervento dell’assessore regionale Bertolaso nel convegno di commemorazione dell’anniversario della pandemia

A sinistra l’intervento dell’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso 74 anni nel teatro del polo fieristico

A sinistra l’intervento dell’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso 74 anni nel teatro del polo fieristico

CODOGNO – “Allora la Lombardia fu completamente sola, abbandonata a se stessa. Al di là di tuti i ricordi e delle lettere di ringraziamento, fu lasciata nelle mani dei prefetti che hanno avuto la responsabilità di rappresentare un Governo completamente assente e affidata solo a medici ed infermieri, protezione civile e forze dell’ordine. Insomma nelle mani di coloro che in quei giorni non scapparono come fecero in molti che presero d’assalto i treni per andarsene dalla Lombardia. E ne ho la prova ogni giorno che io svolgo l’incarico di assessore visto che quando si devono stabilire i finanziamenti c’è sempre il subdolo tentativo di penalizzare una regione che da fastidio forse perchè è un traino in diversi settori. Nessuno ricorda più oggi che il 31 gennaio del 2020 era stato dichiarato stato di emergenza nazionale e il potere assoluto venne affidato alla struttura centrale protezione civile il cui capo dipartimento viene nominato commissario per l’emergenza Covid. Ma quel commissario non venne mai in Lombardia. Poteva prendere in mano le redini del paese. Doveva piazzarsi qui, nell’epicentro dell’emergenza creando qui il comitato nazionale di coordinamento come si fece all’Aquila dopo il terremoto. Ma qui da noi non avvenne”. Sono durissime le parole pronunciate sul palco del teatro di Codogno da Guido Bertolaso, assessore regionale al Welfare intervenendo all’evento “Tra memoria e futuro, a cinque anni dal Covid”. Bertolaso ha detto la sua “verità” di quei momenti non indugiando sui ricordi e commemorazioni ma ha affondato la lama chiamando in causa le istituzioni sovraregionali di allora. E lo ha fatto anche riportando alla memoria quando venne a far visita segretamente agli ospedali di Lodi e Crema.

“La situazione è drammatica - annotava allora l’esponente di Giunta - destinata a peggiorare per un lento, ma inesorabile aumento dei casi anche nelle province meno colpite, ma accadrà presto anche a Milano. Gli ospedali sono saturi e la gente comincia a morire nelle astanterie dei Pronto soccorso. Molti medici e infermieri sono contaminati. Nell’astanteria di Crema ho contato 82 persone in attesa di soccorso, abbandonate su seggioline in stato preagonico”.

“Questo - ha ricordato Bertolaso - è quello che ho scritto in quel 2020 che ora sembra lontano anni luce. Poi la storia è lì a raccontare tutto quello che è successo. Tralascio gli altri messaggi che mandai a quel ministro, prima e dopo questo. Come capite dal tono, non sono stato diplomatico con quel rappresentante politico e gli ho detto in faccia tutto quello che pensavo”. Per l’esponente regionale, chi doveva gestire l’emergenza dimostrò “miopia assoluta”.

Poi uno sguardo indietro per non dimenticare il lavoro e il sacrifico del personale sanitario. “Sono stati straordinari, hanno fatto un lavoro veramente meraviglioso. Ancora oggi mi commuovo pensando a quello che hanno fatto, ma non era giusto che fossero lasciati soli”. Poi un accenno al fatto che la memoria è sparita. “Erano tutti eroi mentre oggi i nostri medici e i nostri infermieri nei Pronto soccorso in certe situazioni vengono aggrediti invece di continuare ad essere ringraziati” e purtroppo “molti scelgono di andarsene dove sono valorizzati e pagati bene”.

Poi uno sguardo al futuro qualora un’altra pandemia dovesse scoppiare. “In Lombardia abbiamo un piano pandemico inossidabile e sicuramente la situazione sarebbe gestita in modo completamente diverso. Abbiamo una rete ospedaliera e territoriale che si sta riorganizzando, un sistema di sorveglianza epidemiologica, di controllo, nel caso in cui dovesse arrivare anche una sola persona con una malattia infettiva particolarmente contagiosa”.