
Alcuni condomini delle due palazzine rimasti vittima del danno al tetto
Caselle Lurani (Lodi), 12 settembre 2019 - «L'assicurazione condominiale non ha intenzione di pagare l’intera somma per rifare il tetto, portato via dalla tromba d’aria del 12 agosto. Intanto nonostante dei teli posti a protezione, con i recenti acquazzoni piove nelle case scoperchiate, ma anche nei due piani sottostanti, con acqua che si infiltra nei muri, si accumula nei vani scala ed entra da sotto le porte, nonostante gli asciugamani messi a barriera». A parlare sono alcuni dei 18 condomini, di cui 6 sfollati un mese fa, residenti nelle due palazzine di via Santa Francesca Cabrini, ai numeri 32 e 42, che, come diversi capannoni produttivi ed aziende agricole lodigane, la sera del 12 agosto sono finite nell’occhio del ciclone e sono state scoperchiate, in pochi minuti, dalla furia del vento.
«Il tetto va rifatto - spiegano - ma l’assicurazione intende finanziarlo com’era stato fatto nel 2007, senza tener conto delle migliorìe rese obbligatorie, nel frattempo, da nuove leggi. Noi non vogliamo una copertura più bella, ma se non ci adeguiamo alle norme non otteremo neppure l’agibilità. Questo senza contare che l’assicurazione, contattata la sera stessa, ci ha risposto che era chiusa per ferie fino al 26 agosto. Ci stiamo aiutando da soli, restando tutti uniti».
Non potendo allestire una impalcatura per ora, aggiungono, «grazie all’aiuto del sindaco, siamo riusciti a mettere una copertura in plastica che però, in parte, già non ha retto alle piogge. Per cui abbiamo bidoni sulle scale per raccogliere l’acqua, cerchiamo di raccoglierla perché non filtri. Ma ormai i nostri bambini hanno paura: quando piove li riuniamo tutti nella stessa casa e intanto noi ci diamo da fare per contenere i danni: ormai viviamo controllando il meteo. Dopo un mese già si vedono le infiltrazioni nei muri: siamo demoralizzati».
I condomini hanno deciso ieri di dare mandato ad un avvocato per adire le vie legali contro l’assicurazione, anche se i tempi rischiano di allungarsi. Da una prima stima sommaria, mentre i periti sono al lavoro e si stanno cercando nuovi preventivi, rifare entrambi i tetti com’erano potrebbe costare attorno ai 200 mila euro ma la differenza in più, per ottenere la messa a norma, si aggirerebbe attorno ai 70 mila euro. Una cifra insostenibile per le 18 famiglie che già dovranno poi riqualificare e sanificare gli interni, una volta che ci sarà il tetto: «È una corsa contro il tempo. Il disagio maggiore è per quelli dell’ultimo piano, ospitati dalla parrocchia o da parenti e amici. Ma i problemi riguardano tutti: abbiamo paura anche solo ad attraversare il vialetto d’ingresso, perché temiamo che ci cada in testa qualche tegola».
Questa sera è in programma una riunione condominiale con l’amministratrice per decidere la linea d’azione.