LUCA RAIMONDI COMINESI
Cronaca

Lodi: mancano i bambini, nei piccoli comuni classi prime a rischio

Il limite minimo, di 15 allievi, non è raggiunto in metà dei centri della provincia. Si spera nella deroga che abbassi la soglia a 13

Marco Fassino, direttore dell’Ufficio scolastico

Marco Fassino, direttore dell’Ufficio scolastico

Lodi, 12 aprile 2025 – I Comuni del Lodigiano chiedono a gran voce che vengano trovate soluzioni ai problemi delle piccole scuole. Sono numerosi, infatti, i casi di criticità e denatalità che mettono a rischio l’apertura delle prime sezioni delle primarie in diversi comuni del territorio.

I sindaci hanno esposto ieri le loro perplessità nell’assemblea organizzata dall’Acl e dal presidente Livio Bossi, a cui hanno partecipato il direttore dell’Ufficio scolastico territoriale Marco Fassino, la consigliera provinciale Luciana Tonarelli e Gianpiera Vismara, in rappresentanza di Aci Lombardia. Quest’anno, in particolar modo, ha influito pesantemente il ritardo ministeriale nella consegna dei numeri dell’organico scolastico e del budget a disposizione dell’Ust.

A spiegarlo è il direttore Fassino, che ha chiarito l’importanza di questi dati: “Sono necessari affinché possano essere effettuate delle deroghe rispetto ai limiti richiesti dalla normativa nazionale per l’apertura delle classi prime”.

Da anni, infatti, non vi sono variazioni rispetto al numero di personale assegnato alla provincia di Lodi, nonostante il decremento costante di popolazione e nuove nascite che il territorio sta subendo. Il ritardo ha tuttavia influenzato le dinamiche di presentazione delle classi. La metà dei comuni non ha raggiunto il limite minimo di 15 alunni.

L’Ust si è però detto disponibile, come negli anni passati, ad acconsentire l’apertura di classi con almeno 13 bambini, sempre che non vi siano riduzioni dell’organico. “Togliere una classe prima a un comune – ha spiegato Bossi – significa far mancare alla comunità un importante momento di crescita. I nostri paesi hanno già perso il commercio diffuso, sono soggetti a una sempre maggior pendolarità e, soprattutto, si stanno trasformando in dormitori. Medesima situazione vissuta dalle comunità montanare”.

La ricetta non può che risiedere dunque in un cambio della normativa. L’Aci si farà portavoce delle istanze sollevate dai sindaci.