MARIO BORRA
Cronaca

Gianfranco Cibra ucciso a 11 anni nel 1945: la morte misteriosa e poi l’oblio

Codogno, la richiesta dei familiari: “Il suo nome sia inserito nella lapide dei caduti della Seconda guerra mondiale”

Gianfranco Cibra fu ucciso il 30 aprile del 1945 da un colpo di arma da fuoco sulla piazza della frazione Triulza

Gianfranco Cibra fu ucciso il 30 aprile del 1945 da un colpo di arma da fuoco sulla piazza della frazione Triulza

Codogno (Lodi), 22 aprile 2025 –  Il suo nome sulla lapide dei caduti degli anni della Seconda guerra mondiale non c’è. Nessuno, alla fine del conflitto, si è ricordato di lui, di Gianfranco Cibra, morto a soli 11 anni il 30 aprile del 1945 ucciso da arma da fuoco.

Ora, i parenti del piccolo vorrebbero che si colmasse questa lacuna e che, a imperitura memoria seppur con un ritardo di 80 anni esatti, si potesse porre rimedio. Era una volontà della sorella Giuseppina prima di morire e che ora è portata avanti dalla figlia, Nadia Bosi che ha raccolto i brandelli di storia del piccolo Gianfranco e della sua tragica scomparsa. L’undicenne fu colpito a morte mentre si trovava sulla piazza della frazione Triulza, località dove insieme alla famiglia era stato sfollato dalla propria abitazione vicino alla stazione ferroviaria. Ormai la guerra era finita. I tedeschi se ne erano andati e i momenti più drammatici erano alle spalle da alcuni giorni. Il 26 aprile infatti la Brigata partigiana Balladore entrò in Codogno e proprio a Triulza dopo una lunga trattativa riuscì a convincere i tedeschi, forti di 190 uomini e che lì avevano il comando, ad arrendersi.

Seguirono giorni difficili con la trattativa che le truppe germaniche imbastirono per liberare i prigionieri, minacciando di radere al suolo la città. Il 29 aprile però l’incubo era finito quando all’alba cominciarono a entrare in città i primi blindati alleati.

Resta dunque ancora più misterioso come mai il piccolo Gianfranco morì il 30 aprile quando la situazione poteva dirsi stabilizzata. Eppure quel lunedì successe l’irreparabile. “Ucciso da arma da fuoco per mano imprudente”, c’è scritto sul marmo della tomba a terra. Portato immediatamente dai presenti nella chiesa di Triulza in attesa dei soccorsi, non ci fu però più nulla da fare. Quale sia stata questa mano imprudente non si saprà mai. Anzi Don Nunzio Grossi, nello scrivere l’epitaffio del piccolo sottolineando che Gianfranco “cadde per fortuito incidente”, parla di “ordigno esplosivo” come causa della morte, rendendo ancora più misteriosi quei drammatici momenti. Forse l’11enne prese in mano una bomba inesplosa trovata da qualche parte e scambiata per un gioco. Chissà. L’unica certezza è che il bambino, nato a Codogno il 10 marzo del 1934, morì tra le braccia di mamma Agnese e papà Giuseppe, che nella guerra del 1915-18 aveva perso una gamba, lasciando nel contempo nel dolore anche i fratelli Ebe, Angelo e, appunto, Giuseppina.