Le visite ambulatoriali nei presidi dell’Asst di Lodi sono riprese da poco, seppur con il contagocce. La ripartenza completa, nonostante la riduzione nel territorio dei casi legati all’emergenza sanitaria degli ultimi mesi, non c’è ancora stata negli ospedali di Lodi, Codogno e Sant’Angelo. Il Cup, centro unico per le prenotazioni, ha rinviato a data ancora da definirsi buona parte dei controlli di routine per malati cronici e in alcuni casi anche visite oncologiche. Sono state posticipate pure visite pneumologiche (rinviate anche di un anno), diabetologiche, ma anche dermatologiche e ortopediche. A fronte di questa situazione sono già tanti però coloro che hanno iniziato a rivolgersi alle strutture ospedaliere di Piacenza e Milano. Chi può passa al privato, ma i costi non sono sostenibili da parte di tutti i cittadini. "Io – testimonia Roberto Cassè, 61enne residente a Codogno – sono un paziente diabetico di tipo 2 e avevo fissato la visita di controllo a luglio, ma mi è stata rinviata dall’ospedale a "data da destinarsi. Noi malati però abbiamo bisogno di controlli almeno una volta l’anno. Io sono ormai 14 mesi che aspetto di effettuare la mia visita per valutare se le cure stanno funzionando. Quando il Cup di Lodi mi ha sospeso l’appuntamento del 22 luglio sono rimasto senza parole. Le conseguenze rischiano di essere pesanti per noi".
"Cosa devo fare – aggiunge –? Rivolgermi al privato? A parte l’assenza di continuità di cura, perché il diabetologo è ovviamente un altro, ma per me è impossibile affrontare quella spesa che supererebbe i 100 euro. Nutro grande preoccupazione, ho la sensazione di non essere sotto controllo". Il paziente ha inviato anche una mail per chiedere chiarimenti all’Urp degli ospedali lodigiani, ma a ieri non era arrivata ancora nessuna risposta. A pesare, almeno da quanto denunciato anche dai sindacati, sarebbe la carenza di personale. Per questo restano le perplessità dopo l’annuncio dell’azienda di voler recuperare 50mila visite arretrate entro dicembre. "All’ospedale di Codogno c’è un solo medico diabetologo che deve fare il reparto e l’ambulatorio – dice Cassè –. E’ una situazione molto pesante per il personale e per noi".
Carlo D’Elia