LAURA DE BENEDETTI
Cronaca

Coronavirus, a Codogno sembra sia finita la guerra

Da mezzanotte allentata la pressione sulle ex zone rosse. Cittadini sollevati a metà: "I nostri sacrifici purtroppo rischiano di non bastare"

Il coronavirus blinda le città

Lodi, 9 marzo 2020 - Solo le garzette volavano libere, ignare e incuranti del dispiegamento di forze, da un campo all’altro, dalla cima di un pioppo a quella di un platano. Non sapevano di violare una legge, attraversando la provinciale 234 ‘Codognese’. I cittadini, in fila con le proprie auto per uscire dalla zona rossa, oppure giunti in bicicletta, a piedi e pure in carrozzella per assistere all’apertura di uno dei varchi presidiati dalle forze dell’ordine. Erano lì, fermi come gli abitanti di Berlino Est, pronti a passare dal Check Point Charlie. L’annuncio della caduta del «muro di Codogno» era annunciata dalla Prefettura di Lodi per le 15. Così, si sono messi tutti in fila. Forse anche senza una meta precisa. Forse solo per prendere un pezzo di libertà, dopo giorni di chiusura. Dopo aver atteso inutilmente per delle ore, però, sono rimasti tutti delusi: attorno alle 20, quando ormai le code e il buio erano calati, insieme con la speranza e la pazienza, la zona rossa era ancora chiusa e i più avevano rinunciato al sogno. La fuga dal muro era rinviata alla mezzanotte di ieri. Ma la sera il buio e l’invito a stare comunque a casa, prudentemente diffuso dai sindaci, aveva almeno in parte frenato le voglie di andarsene. 

L’unico ‘svago’ per chi aveva sperato di uscire dalla quarantena è stata la consegna ufficiale, alle 15.30, da parte del Consolato egiziano, di pacchi di generi alimentari donati al Comune di Casalpusterlengo, e ritirati dai consiglieri comunali Alessandro Dragoni e Luigi Caputo, che li distribuirà tramite protezione civile e Caritas. Molte persone hanno dovuto lasciare la spesa o le mimose sulla rotatoria e salutare i parenti da lontano: «Arrivo da Casale, volevo andare a trovare mia figlia, che non vedo da 15 giorni, a Livraga; inoltre ho mia mamma di 90 anni a Milano – spiega Valeria Scaiola –. Abbiamo già vissuto una situazione drammatica e ora c’è poca chiarezza».  «Volevo capire se potrò riprende il mio lavoro, da cui dipende la mia famiglia», rimarca Abu Elfitou El Said, che svolge attività edili anche fuori dal territorio. Tante le storie di varia umanità: dai coniugi di Castiglione d’Adda, il paese epicentro del contagio lodigiano, chiamati a riconoscere uno zio 80enne all’obitorio di Stradella, morto per il virus, e rimasti bloccati alla rotonda dallo stesso virus a cui la famiglia ha pagato il suo tributo. 

Hanno vissuto con «angoscia» 15 giorni di reclusione, sentendosi pure «abbandonate», «per poi vedere in tv gente in stazione che scappava da Milano». Già, nella Bassa Lodigiana quelle fughe precipitose alla stazione Garibldi, con la caccia allo strapuntino sull’ultimo treno per il Sud hanno aggiunto al sapore di assurdo quello della beffa. Ieri, per l’esplodere di dubbi, false notizie e confusione fra la popolazione già provata, è montata la rabbia anche tra i 10 sindaci della zona rossa che hanno sottoscritto una richiesta di chiarimenti a un decreto, firmato nella notte, «che si presta a molteplici interpretazioni», per poter «fornire risposte certe a cittadini e attività produttive». 

C’è voluto tutto il giorno per capire che alla fine, i blocchi sarebbero stati tolti. Per poter – sulla carta – muoversi all’interno di una grande, confusa zona rossa. Che comprende anche il nord dell’Emilia e le vicine province del Piemonte. Eppure, nessuno ha davvero festeggiato. Ma non sono mancate, in altre zone della provincia lodigiana, come anche nel vicino Pavese, scene di ordinaria, comune vita domenicale. Passeggiate in centro, ’vasche’ sulle sponde del Ticino a Pavia. A Lodi gelati ai tavolini dei caffè sotto i portici della piazza. Come se nulla fosse. In una perenne esitazione fra l’incosciente vita quotidiana e la paura dell’apocalisse. Eppure le restrizioni di questi giorni a Lodi, in zona rossa, avevano funzionato. I contagi anche ieri erano cresciuti, da 811 a 853. Ma molto meno che in altre zone che di rosso non avevano nulla. Come la non troppo distante Bergamo, dove si sfiora quota mille. Con oltre 200 malati in più. E quando si levano i blocchi stradali, nella Bassa, si mischia la consapevolezza di aver «aiutato tutta l’Italia» al timore «che non sia affatto finita».