CARLO D'ELIA
Cronaca

Coronavirus a Lodi: "Noi medici non siamo carne da macello"

Nel Lodigiano già deceduti tre dottori di famiglia. Mercoledì mattina l’addio a Marcello Natali. L’ordine professionale scrive al Ministro

Il presidente dell’Ordine dei medici di Lodi, Massimo Vajani

Lodi, 19 marzo 2020 - Fino a quando ha potuto ha continuato a lavorare neilsuo ambulatorio di via Carducci a Codogno. Marcello Natali, 57 anni, segretario per la provincia di Lodi della Federazione dei Medici di medicina generale (Fimmg), è il terzo medico di famiglia del territorio stroncato dal coronavirus, dopo la scomparsa di Ivano Vezzulli, 61 anni, di San Rocco al Porto con ambulatorio a Maleo, e Giuseppe Borghi, 64 anni, di Casalpusterlengo. La notizia della morte all’ospedale Città di Milano è stata ufficializzata ieri mattina. Natali, originario di Bologna dove si era laureato in medicina, viveva da tanti anni a Caselle Landi con la moglie, anche lei operatrice sanitaria, e i due figli. Era medico di famiglia a Codogno, Caselle Landi, Corno Giovine, Cornovecchio e Castelnuovo Bocca d’Adda. Natali è stato uno dei pochi medici di famiglia non in quarantena ad aver gestito dal 21 febbraio, nell’ex zona rossa intorno a Codogno, il primo focolaio in Italia di Covid-19.

Determinante il suo contributo per la realizzazione dell’ambulatorio di guardia medica diurna all’ospedale di Codogno (oggi ancora attivo) e uno dei pochi ad aver evidenziato la questione dei tempi "troppo lunghi" per i tamponi e come ci fossero tanti casi che i medici di famiglia gestivano a domicilio. Una battaglia, quella della tutela dei medici di base, che l’Ordine dei medici della provincia di Lodi sta sostenendo da settimane. "Ora basta, non siamo carne da macello – afferma il presidente dell’ordine provinciale, Massimo Vajani –. La situazione è tragica e allarmante. Il dottor Natali era un caro amico e un grande professionista che ha gestito con grande determinazione un’emergenza che ha trovato tutti impreparati e non tutelati. E’ dall’inizio che sto chiedendo di avere più protezioni per noi medici, come guanti, camici monouso, una visiera, calzari. Non siamo carne da macello. Ora siamo stanchi. Non è possibile avere una situazione del genere nel nostro territorio. Noi siamo il filtro per gli accessi all’ospedale. Facciamo il triage telefonico e poi controlli. Chiediamo tutela massima".

Ieri l’Ordine dei medici di Lodi ha inviato una lettera al ministro della Salute Roberto Speranza. Nell’appello i medici lodigiani chiedono di potenziare le unità di intervento domiciliare, la chiusura al pubblico degli studi medici con attività ambulatoriale preceduta dalla valutazione telefonica. "Il mondo ci sta guardando: noi vogliamo che i nostri medici, che sono la risorsa più preziosa del nostro sistema sanitario, siano tutelati adeguatamente – scrivono –-. I medici di famiglia stanno svolgendo un incessante e faticoso lavoro nei confronti della popolazione, disorientata e spaventata. Il prezzo pagato dalla categoria è inaccettabile da parte di qualunque Paese civile".