REDAZIONE LODI

Retribuzioni “sotto la soglia della povertà”: commissariata la Cosmopol

I magistrati della procura di Milano hanno emesso un decreto d’urgenza per caporalato. Perquisizioni in corso a Lodi

Guardia di finanza (Archivio)

Lodi, 30 agosto 2023 – Non c’è pace per il settore della vigilanza privata. Dopo il caso – rientrato – della Mondialpol, adesso a finire sotto la lente dell’ingrandimento della magistratura milanese è la Cosmopol, fra le principali società italiane del settore.

Al centro dell’indagine, ancora, una presunta gestione opaca dei rapporti di lavoro, a partire dalla retribuzioni, considerate dagli inquirenti “sotto la soglia di povertà”. Il pm di Milano Paolo Storari ha emesso un decreto d'urgenza per caporalato che porta al commissariamento di Cosmopol spa in un'altra tranche dell'inchiesta condotta dal nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza milanese.

Il provvedimento nei confronti di Mondialpol era stato, poi, "revocato", come si legge in un comunicato del procuratore Marcello Viola, "a seguito dell'avvio di un percorso di riallineamento retributivo da parte della medesima società". Le indagini avevano accertato che la paga oraria dei lavoratori era in media di poco più di 5 euro lordi.

Per quanto riguarda Cosmopol, si legge in una nota, "nella provincia di Lodi sono in corso diverse perquisizioni nei confronti della società e delle persone fisiche con funzioni di responsabilità verso i lavoratori dipendenti coinvolti e si sta procedendo alla notifica dell'informazione di garanzia, oltre che per le responsabilità personali in ordine al reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, anche in tema di responsabilità amministrativa degli enti in relazione agli illeciti penali commessi dal management della società a vantaggio di quest'ultima". A Lodi nel febbraio 2023 la Cosmopol aveva assorbito una nota azienda del territorio, attiva nel settore della vigilanza privata. Dopo l’acquisizione si erano subito scatenate le polemiche: la parlamentare del Movimento 5 Stelle Valentina Barzotti aveva presentato un’interrogazione sostenendo che la società – che ha sede centrale ad Avellino – non avesse pagato i primi due stipendi.