
Codogno, "Avevamo quattro o cinque morti al giorno"
Cinque anni fa la chiesa del Cristo di via Garibaldi si riempì di feretri di morti di Covid che non trovavano più spazio negli obitori strapieni. Era il 24 marzo del 2020, a poco più di un mese dalla scoperta del paziente 1. Allora furono il sindaco Francesco Passerini e il parroco don Iginio Passerini a dover prendere quella drammatica decisione. Non solo la chiesa del Cristo ma anche il santuario di Caravaggio doveva essere uno dei templi pronti ad aprire le porte alle bare, ricorda il primo cittadino. Fortunatamente la circostanza però fu scongiurata in extremis. "Ricordo però quando insieme a quattro volontari della Protezione Civile ci recammo nella chiesa di via Garibaldi per togliere le panche – sottolinea Passerini –. Sentimmo un freddo irreale, una sorta di materializzazione degli incubi peggiori. Quello fu il momento più difficile, più drammatico e complicato di tutto il periodo della pandemia". Il primo cittadino va col pensiero a quei giorni quando si registrò un’escalation di decessi, con una media di quattro-cinque al giorno: alla fine di marzo di 5 anni fa, i morti furono 145 contro i 40 della normale statistica. "Scegliemmo le chiese perché non volevamo che i corpi dei nostri codognesi fossero sparsi in giro nelle altre province. Ricordo che la chiesa poteva contenere fino a 23 bare e il primo giorno ne arrivarono 18. Sarà un ricordo che non verrà mai cancellato dalle nostre memorie".
Mario Borra