Lodi, 14 gennaio 2012 - Oltre 5 milioni di euro di debiti. Questa la cifra accumulata dai titolari di un’attività di famiglia nel settore immobiliare con sede a Lodi. Una situazione disperata che aveva travolto una donna milanese di 66 anni, originaria di Crema, e una 50enne di Lodi che, insieme a un uomo (marito della prima e genitore della seconda in altre nozze), deceduto poche settimane fa, hanno operato a lungo nel settore immobiliare della provincia. A metterli in difficoltà è stata in primo momento la crisi del 2007, ma soprattutto alcuni mancati pagamenti per somme importanti che hanno portato nell’ultimo quinquennio al fallimento di tutte le società che la famiglia amministrava e che erano attive su tutto il territorio.
Una vicenda delicata che è finita davanti al Tribunale di Lodi: i giudici, applicando la legge 3/2012 (la norma attiva dal 2015, conosciuta come “salva suicidi“ o “ammazza debiti“), accogliendo la richiesta degli avvocati dello Studio Pagano&Partners di Brescia che hanno assistito gli imprenditori coinvolti, hanno stabilito che pagando 1.250 euro al mese circa (un quinto del loro stipendio) per quattro anni potranno chiedere, al termine della procedura, la cancellazione di ogni pendenza economica. Una svolta radicale per la situazione della famiglia lodigiana che ora vede emergere una speranza di tornare a respirare una volta liquidato quanto stabilito dal tribunale. "Il risultato di questa tragica situazione - spiega l’avvocato Monica Pagano, che ha seguito il caso con il collega Matteo Marini - sono circa 5 milioni di debito, con 1,3 milioni di attivo complessivo, in gran parte costituiti da immobili.
Una somma che le due donne non avrebbero potuto pagare. Ma i giudici hanno applicato la legge “salva suicidi“ dando una speranza concreta di riabilitazione a chi è rimasto incolpevolmente schiacciato da debiti che mai avrebbe potuto pagare". Il criterio guida della sentenza del Tribunale di Lodi era permettere alla famiglia lodigiana di mantenere una vita dignitosa, calcolata sulla base delle spese e dei loro stipendi mensili. Concretamente, madre e figlia, a fronte di 3,7 milioni di debiti rimanenti (tra personali e aziendali), potranno chiudere la loro vertenza versando solo 60mila euro in tutto per i prossimi quattro anni. Terminato questo periodo potranno mettere fine a questa vicenda e potranno chiedere la cancellazione degli oltre 3,6 milioni di debiti rimanenti. E cominciare una nuova vita.