Da una parte la desolazione del padiglione principale semi deserto, senza allevatori bovini (presenti simbolicamente solo 14 capi delle stalle dell’Itas Tosi) con lo spettro delle malattie infettive che ha aleggiato per tutto il primo giorno della fiera e dall’altra parte la volontà di guardare avanti con le eccellenze agroalimentari, la formazione dei più giovani ed una prospettiva di sviluppo da creare insieme a livello territoriale. Una kermesse agricola, che tra ieri e oggi compie 233 anni, decisamente “spaccata” in due. Ieri mattina il taglio del nastro ufficiale all’interno del polo di viale Medaglie d’Oro è stata l’occasione per ribadire che l’annata agraria appena trascorsa è stata disastrosa, tra malattie infettive che hanno colpito il settore zootecnico e avicolo e il clima avverso che ha messo in ginocchio il mondo dei campi con semine e raccolti tardivi.
"La fiera comunque rimane attrattiva" ha ricordato nell’intervento inaugurale il consigliere delegato alla fiera, Matteo Zambelloni. Il direttore dell’evento, Giovanni Ferri ha descritto invece uno scenario fosco che affonda le radici alla metà degli anni Novanta con la Bse per poi arrivare a tutta una serie di malattie che hanno travolto il mondo animale. E la fiera codognese, che comunque ha sempre resistito, spesse volte ha dovuto far fronte a queste realtà: due anni fa toccò al settore avicolo dare forfait, ora è il turno degli ovicaprini e del settore bovino, sui quali aleggia lo spauracchio della febbre catarrale o lingua blu. Al netto che ormai sono più di quindici anni che mancano i suini, settore che quest’anno ha dovuto fare i conti con l’incubo della peste suina africana che ha già decimato gli allevamenti. Su 340mila capi e 190 allevamenti, dopo cinque focolai, sono dovuti essere abbattuti 40mila capi, secondo i dati snocciolati dal presidente della Provincia di Lodi, Fabrizio Santantonio che invoca i risarcimenti ad oggi non ancora arrivati.
E ieri pomeriggio, al convegno organizzato dalla Coldiretti sulle malattie infettive animali, c’era tensione in sala tra gli allevatori, oltremodo stressati da mesi sulle barricate per cercare di superare le problematiche. Quando Luigi Ruocco della direzione generale della Sanità animale del ministero ha accennato ad alcune pratiche (come lasciare fuori dall’azienda il mezzo agricolo) da attuarsi per formare una barriera al virus della peste, subdolo e penetrante, alcuni allevatori presenti in sala hanno rumoreggiato e chiesto ironicamente quale potesse essere la soluzione alternativa. Segno di un nervosismo tra la categoria ben riassunta dall’intervento dal presidente della Coldiretti Lombardia, Gianfranco Comincioli. "Abbiamo passato mesi a cercare di capire cosa fare, non si dormiva la notte all’interno di una situazione drammatica che prosegue ancora oggi. Come organizzazione abbiamo messo in campo tutto il nostro potenziale di supporto. Oltre i virus anche il clima non ci ha dato una mano: ci sono zone in Lombardia dove il mais deve ancora essere raccolto adesso".
Nell’area eventi invece si è parlato di futuro, di innovazione di prospettive per il territorio della Bassa tra potenzialità e sviluppo. Il segretario della Confartigianato, Vittorio Boselli ha rilanciato l’idea di trasformare il comparto produttivo Mirandolina in un distretto industriale a cui far seguire la transizione digitale. Oggi, teoricamente, è la giornata clou con lo show equestre sul ring lasciato deserto dai bovini, che farà il bis all’evento di ieri, la consegna delle borse di studio ai ragazzi delle scuole meritevoli e gli appuntamenti di degustazione e presentazione delle eccellenze agroalimentari nel contesto dell’area fieristica dove, comunque, mezzi agricoli, conigli, animali da cortile e volatili hanno confermato la loro presenza.