Niente impugnazione della sentenza di primo grado che condanna il Comune a versare circa 700 mila euro agli eredi dell’anziana 87enne circuita e truffata e per cui l’ex sindaco Massimiliano Lodigiani è stato condannato a due anni nel febbraio scorso: l’attuale amministrazione comunale del sindaco Marinella Testolina sarebbe intenzionata a pagare la cifra in tre tranche: una quota subito, circa 358 mila euro, le altre due in rate annuali (di importi molto inferiori) mentre per ulteriori 218 mila euro circa, posti sotto sequestro al momento dell’avvio dell’indagine, sarà chiesto lo svincolo.
Il condizionale è ancora d’obbligo anche perchè ieri il primo cittadino ha ribadito che al momento "non vi è ancora una decisione in merito e che sarà dato atto in Consiglio comunale". Bocche cucite, dunque, ma la strada sembra proprio questa: non appellare la sentenza e saldare i 700 mila euro un po’ alla volta per non mandare in “sofferenza“ il bilancio. Proprio l’assise comunale dovrà riunirsi per approvare gli atti amministrativi conseguenti alla decisione di dilazionare il pagamento e la seduta verrà convocata presumibilmente a novembre. D’altronde la decisione di non appellarsi alla sentenza era già stata ribadita dalla maggioranza consiliare durante il Consiglio comunale del 2 ottobre scorso: il timore, secondo quanto espresso allora dall’esecutivo, era che con l’impugnazione la controparte potesse decidere per il pignoramento considerato anche il fatto che il secondo grado di giudizio non sospenderebbe l’esecutività della sentenza di primo grado. I due gruppi di minoranza consiliare “Uniti per Santo Stefano Lodigiano“ e “Ascolto Partecipazione“ invece, su questa vicenda, hanno sempre propugnato il ricorso all’Appello soprattutto per quella che loro intendono essere una parte eccedente dei soldi che gli eredi andrebbero ad incassare.
Infatti, per l’opposizione, "la parte contestabile è riferibile alla perizia tecnica sui beni ereditati, valutati 418mila, e poi venduti invece per 252mila euro. La sentenza di primo grado quando fa i conti della cifra che il Comune deve restituire si riferisce alla perizia e non al reale incasso municipale. Noi chiediamo di poter restituire la somma incassata non quella periziata altrimenti c’è il rischio che il comune possa essere chiamato a rispondere di danno erariale". M.B.