PAOLA ARENSI
Cronaca

Borghetto Lodigiano, espulso poco prima del sì in Comune: riconosciuta protezione speciale

Rimasto senza permesso di soggiorno per avversità personali e burocratiche, egiziano vince la sua battaglia

La sindaca di Borghetto Lodigiano, Giovanna Gargioni

Borghetto Lodigiano (Lodi) - La Commissione Territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale di Torino ha concesso all’egiziano 40enne S.S.A. la protezione speciale prevista dall’articolo 19 del decreto legislativo 286/98. L’uomo, quindi, è ora rientrato a Borghetto dalla compagna italiana dopo un mese trascorso in un centro per il rimpatrio.

In fase di richiesta, il 40enne aveva dichiarato di aver lasciato il proprio Paese nel 2003 per motivi economici, di aver raggiunto l’Italia in cerca di un lavoro e di aver sempre lavorato come muratore o imbianchino. Di aver ottenuto nel 2015 un permesso di soggiorno per lavoro subordinato, ma di non aver in seguito ottenuto il rinnovo, per mancati requisiti reddituali. Ma anche di aver presentato domanda di emersione non andata a buon fine, di aver sempre vissuto a Borghetto, dove risiede tutt’ora e di aver convissuto oltre 6 anni con la compagna. La protezione internazionale non è stata riconosciuta ma sono stati trasmessi gli atti al questore di Lodi per il rilascio del permesso di soggiorno per protezione speciale.

"Il 40enne – spiega l’avvocato di Codogno Kati Scala – aveva un reale e noto legame affettivo. Aveva perso il permesso di soggiorno nel 2018, perché non era riuscito a rinnovarlo per carenza lavorativa. Il 20 febbraio 2020 le forze dell’ordine lo avevano controllato e espulso. A Malpensa non l’avevano però imbarcato per la pandemia. La questura lo aveva portato a casa con obbligo di dimora. Ma è rimasto in questa condizione 32 mesi, invece dei canonici 120 giorni. Tutto perché il provvedimento non è più stato revocato. Tanto che l’uomo, se avesse voluto, non avrebbe nemmeno potuto rimpatriare".

Nel frattempo la compagna ha ottenuto il divorzio dall’ex marito e quindi "tra febbraio 2022 e ottobre – insiste l’avvocato – ha continuato a rivolgersi al Comune per chiedere come sposarsi. Senza avere risposte". "Il 12 settembre poi il 40enne e la compagna sono andati ancora in Municipio per presentare le dichiarazione di ospitalità dell’extracomunitario. Ma la polizia locale ha trattenuto il passaporto dell’uomo e lo ha trasmesso alla Questura. A questo punto il mio assistito è scappato a casa. Ho scritto al sindaco che il sequestro del documento, fatto così, era illegittimo, perché sarebbe stata la Questura a dover verificare. Il 13 ottobre il Comune ha fissato così un appuntamento per le pubblicazioni di matrimonio. Ma la coppia si è trovata lì 5 poliziotti che hanno portato l’uomo in un centro per il rimpatrio di Torino, dove è rimasto un mese" sottolinea il legale. Scala ha quindi presentato ricorso a Lodi per l’espulsione e a Torino, dove ha ottenuto la protezione speciale.

"Ora chiediamo alla sindaca di celebrare il matrimonio" conclude Scala. "La vicenda – dice la sindaca Giovanna Gargioni – è stata gestita dalla polizia locale soprattutto. Dai controlli è uscito il decreto di espulsione. Noi non ci chiediamo perché l’avesse. Il vigile poi non ha sequestrato il passaporto. Ma quando l’interessato si è sentito chiedere il documento e ha capito che capito che volevano portarlo in questura, è scappato e l’ha abbandonato lì. Non era possibile darlo alla compagan perchè non avevano alcun vincolo. Nessun rimbalzo da parte nostra ma sempre disponibilità. Per il matrimonio, comunque chiederó il nulla osta alla questura".