Lodi, 3 febbraio 2025 – Il bambino e il campione. Due storie parallele che si incontrano, fortunatamente, in un giorno afoso di luglio lungo il corso del fiume Adda. Federico Vanelli, 34 anni tra poche settimane, nuotatore lodigiano, medaglia di bronzo ai mondiali di Budapest nel 2017 e oro e argento agli europei del 2016, l’anno scorso in piena estate è con gli amici in località Due Acque, tra Lodi e Boffalora, e si sta godendo la giornata di sole quando delle grida di aiuto provenienti dal centro del fiume attirano la sua attenzione.
Quegli attimi di apprensione e di paura prendono forma improvvisamente in un bimbo di 12 anni che sta annaspando in acqua, con la corrente a mulinelli che inesorabilmente lo tiro sotto. Sono secondi interminabili durante i quali una scelta giusta o sbagliata può decidere le sorti di una vita. Vanelli, fermo con le gare agonistiche dal 2019 per un problema cardiaco, non ci pensa due volte e si tuffa in acqua, lo raggiunge, e lo trascina sulla sponda opposta.
Al Quirinale
Per questo motivo, il 26 febbraio verrà insignito al Quirinale dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana con la motivazione ufficiale di “aver usato la sua esperienza di atleta per trarre in salvo un ragazzino che stava annegando trasportato dalla forte corrente del fiume Adda”.
Proprio la sua bravura nel nuotare in acque libere gli ha permesso di fare la cosa giusta nella maniera giusta. “Se nel 2019 non mi avessero fermato, probabilmente un bambino sarebbe annegato”, ricorda il nuotatore facendo riferimento al suo problema di salute.
Stupito
“Ho avuto notizia del premio che riceverò e quando l’ho saputo sono rimasto a bocca aperta. La mia sensazione dopo la telefonata è stata di incredulità più totale. Non me l’aspettavo proprio - ribadisce il campione che non ha mai incontrato, fino a questo momento, né il ragazzino che gli deve la vita né la sua famiglia.
“Non so nemmeno che nome abbia. Se mi farebbe piacere incontrarlo? Certo che sì, anche se sono quasi sicuro che, trascorsi ormai quasi sette mesi da quel giorno, non avendo mai ricevuto né una telefonata né un messaggio anche via social, credo che ormai nessuno si faccia più vivo. Penso che il pensiero di quella storia sia passato”, sottolinea il 34enne.
La scelta
Con la mente Federico ritorna ancora a quei minuti drammatici dove freddezza ed esperienza hanno giocato un ruolo importante. “Poco prima di buttarmi in acqua i pensieri erano tanti. Ti passano nella testa in pochissimi secondi mille considerazioni, sul fatto di riuscire o meno, sui miei problemi cardiaci, su tutto quello che avrei anche rischiato di perdere in un attimo.
Poi il corpo è come se si fosse mosso da solo, abbia preso lo slancio con un moto proprio: non c’è stata una decisione razionale alla base del mio gesto. Infine, quando corri per raggiungere l’obiettivo e ti tuffi in acqua, attorno a te è come calasse il silenzio più totale. Non senti nulla, nemmeno le grida d’aiuto né chi mi stava vicino implorandomi di non rischiare la vita”.