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Femminicidio Vigevano: sconto di due anni per l'assassino di Marylin

Marco De Frenza, accusato del femminicidio di Marylin Pera, è stato condannato in secondo grado a 21 anni di reclusione escludendo l'aggravante dei futili motivi. La Corte d'Assise d'Appello di Milano ha accolto il concordato tra difesa e Procura generale.

Femminicidio Vigevano: sconto di due anni per l'assassino di Marylin

Sconto di pena in secondo grado per Marco De Frenza, il sessantenne accusato del femminicidio della trentanovenne Marylin Pera, uccisa a coltellate nel bagno di casa a Vigevano il 10 agosto 2021: è stata esclusa l’aggravante dei futili motivi. De Frenza a gennaio di quest’anno era stato condannato dalla Corte d’Assise di Pavia a 23 anni di reclusione, ieri mattina la pena è stata rideterminata dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano in 21 anni come proposto da difesa e Procura generale nell’ambito del concordato in Appello. Semplificando, il concordato è un istituto previsto dal Codice penale simile per certi aspetti al patteggiamento in primo grado, che prevede un accordo tra le parti sull’accoglimento in toto o meno dei motivi di appello e la rinuncia ai motivi non accolti.

Per l’avvocato Pierpaolo Chiorazzo, che ha assistito cinque delle sei parti civili costituitesi al processo, tutti parenti della vittima, "c’è poco da commentare, il concordato in appello è istituto disciplinato dal Codice. Confidavamo nel rigetto da parte della Corte di Assise di Appello". Marylin Pera era stata uccisa nell’appartamento vigevanese che condivideva con De Frenza da appena un paio di giorni.

I due avevano avuto una relazione, si frequentavano da poco in quanto De Frenza era uscito dal carcere a maggio 2021, dove si trovava recluso per scontare precedenti condanne relative a episodi di resistenza a pubblico ufficiale, reati contro il patrimonio e legati agli stupefacenti. Marylin Pera aveva comunicato a De Frenza l’intenzione di tornare dal proprio ex marito e dal figlio. De Frenza aveva così inferto tre coltellate alla donna, uccidendola.

Sottoposto all’esame durante il dibattimento in primo grado, l’imputato De Frenza aveva spiegato, come già aveva riferito anche agli inquirenti, che il giorno del delitto si trovava in stato d’ebbrezza e che aveva proseguito a bere alcolici anche dopo l’omicidio, era poi andato a costituirsi alle forze dell’ordine il giorno seguente al delitto. L’accusa nei suoi confronti era di omicidio volontario ed erano state contestate le aggravanti della relazione affettiva e dei futili motivi. Il pm aveva chiesto l’ergastolo.

Nicoletta Pisanu