LUCA PACCHIARINI
Cronaca

Frecciarossa deragliato a Livraga, gli operai in aula: "Controlli basati sulla fiducia"

Un dirigente della centrale: non potevo vedere il deviatoio. Nell’incidente del febbraio del 2020 persero la vita i macchinisti Giuseppe Cicciù e Mario Dicuonzo

Il Frecciarossa Milano Salerno deragliato all’altezza di Livraga Nell’incidente persero la vita i due macchinisti Giuseppe Cicciù e Mario Dicuonzo

Il Frecciarossa Milano Salerno deragliato all’altezza di Livraga Nell’incidente persero la vita i due macchinisti Giuseppe Cicciù e Mario Dicuonzo

Lodi – È proseguito ieri in tribunale a Lodi il processo per il deragliamento del treno Frecciarossa avvenuto a Livraga a febbraio 2020. Sono stati ascoltati i testimoni. Ad essere interrogati sono stati operai, manutentori e controllori al lavoro la notte dell’incidente, tra il 5 ed il 6 febbraio di quattro anni fa. L’errore di cablaggio del deviatoio 5, realizzato nella fabbrica Alstom, aveva portato al disastro e alla morte dei due macchinisti, Giuseppe Cicciù di 52 anni e Mario Dicuonzo di 59. Ciò che è sembrato emergere in aula è stato che il problema al deviatoio poteva essere notato e risolto, ma una serie di pratiche adottate dalle maestranze hanno portato alla tragedia.

Molto spesso si è parlato di metodi di lavoro basati su abitudini e di controlli basati sulla fiducia nell’operatore di turno. Un manutentore ha ricordato di avere sostituito in carriera altri attuatori Alstom con fili invertiti. Molto spesso in questi casi si sostituiva direttamente tutto l’attuatore, oppure si aprivano quest’ultimi e si controllava visivamente (quindi in piena notte e luce in mano, mentre questo era già sul binario) i fili interni, “morsettando” se si trovassero fili da aggiustare. Quella sera venne chiesto di controllare il deviatoio 5, ma lui ha riferito di non potersene occupare, essendo al deviatoio 6, la stessa notte poi non vi sono stati segnali di guasti dall’attuatore.

Un dirigente della centrale operativa di Bologna, addetto al controllo dei deviatoi, ha raccontato come la notte del 6 febbraio gli erano arrivate comunicazioni dagli operai in loco, in particolare di mettere il deviatoio normale o in posizione “a rovescio”, e lui semplicemente eseguiva. Ma non sapeva come era effettivamente il deviatoio, nè aveva modo di sapere e capirlo, lui con una leva lo girava e la sala del controllo riceveva un segnale che indicava la sua posizione (ora, dopo il disastro, chi sta in sala di controllo guarda direttamente il deviatoio, un operatore in loco controlla visivamente e manda una fotografia). Un operaio gli disse che il deviatoio non funzionava, ma poi sempre lui gli disse che era confermato in maniera corretta. L’errore al deviatoio ha portato poi il Frecciarossa a schiantarsi. La prossima udienza è prevista per martedì prossimo. Il collegio penale è presieduto da Angelo Gin Tibaldi ed a processo sono imputati un dirigente di Rfi e 4 tra manager, tecnici e operai di Alstom Ferroviaria per le ipotesi di disastro ferroviario colposo e duplice omicidio colposo.