LUCA PACCHIARINI
Cronaca

Frecciarossa deragliato, i problemi al deviatoio nei racconti dei testimoni

Un’altra udienza nel processo che vede 5 imputati per disastro ferroviario colposo e duplice omicidio colposo. A Livraga ci furono due morti e 31 feriti

Il treno deragliato a Livraga il 6 febbraio 2020

Il treno deragliato a Livraga il 6 febbraio 2020

Lodi, 10 luglio 2024 –  Il processo del deragliamento del Frecciarossa a Livraga avvenuto a inizio 2020 è continuato ieri nel palazzo di giustizia di Lodi. Sono stati interrogati nuovi testimoni, sempre operai e impiegati che hanno lavorato la notte dell’incidente, il 6 febbraio.

La pm Giulia Aragno e i difensori degli imputati hanno voluto ancora cercare di capire se tutte le procedure di controllo erano state seguite in maniera corretta e, argomento evidenziato molto in questa udienza, se gli operai erano stati adeguatamente formati in merito ai loro compiti.

Ad esempio sulle prove di concordanza, test che si fa sui deviatoi quando vengono installati. Argomento importante visto che è stato un problema di cablaggio del deviatoio 5, installato sui binari la notte dell’incidente, a portare il treno ad alta velocità sul binario morto portando così al deragliamento.

Il responsabile

Su quest’ultimo punto è stato a lungo interrogato in aula il responsabile della linea interessata dall’incidente, che si è anche occupato anche di fare il formatore. L’uomo ha spiegato che le prove di concordanza sono un argomento basilare per un manutentore. Lui era anche capo dell’operaio che aveva testimoniato la scorsa settimana nel processo, operaio che era a capo della squadra che installò materialmente il deviatoio e già aveva detto che l’esito dell’installazione diceva “non concordanza", e che in questo caso bisognava tornare sul posto a verificare, ma successivamente la concordanza c’è stata e così il controllo non si è fatto. L’errore nel deviatoio era comunque facilmente riparabile, ha spiegato un altro teste.

Il commissario

Per lungo tempo ieri è stato interrogato anche un impiegato della direzione tecnica, che ha anche presieduto la commissione di Rfi per indagare sull’incidente, che ha lavorato per due anni e mezzo sull’incidente. Ha spiegato come non è procedura consueta aprire e chiudere il deviatoio per fare controlli, visto che arriva in una scatola chiusa sigillata con una assicurazione di qualità. Ha poi spiegato che quella notte in diversi momenti il sistema ha dato segnali di problemi al primo posizionamento, ma è stato più volte riposizionato, che sono stati disattesi una serie di processi che erano argomento della formazione e che non bisognasse insistere con le prove sul deviatoio, ma fermarsi e controllarlo al primo mancato collegamento corretto.

La prossima udienza riprenderà da questo punto ed è prevista per il 16 luglio, l’ultima prima della pausa estiva. Il collegio penale è presieduto da Angelo Gin Tibaldi ed a processo sono imputati un dirigente di Rfi e 4 tra manager, tecnici e operai di Alstom Ferroviaria per le ipotesi di disastro ferroviario colposo e duplice omicidio colposo, l’incidente portò a 31 feriti e due morti, i macchinisti Giuseppe Cicciù, 51 anni di Cologno Monzese e Mario Dicuonzo, 59 anni, di Pioltello.