Ospedaletto Lodigiano (Lodi), 18 marzo 2016 -Si è chiuso in primo grado il maxiprocesso a carico di 13 imputati accusati, a vario titolo, di diverse ipotesi di reati fiscali che arrivano anche a quella più grave di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale continuata. Il Tribunale di Lodi ha condannato cinque imputati per un totale di quasi 13 anni di carcere. Assolti invece gli otto prestanomi finiti a processo. Le pene più alte sono state inflitte alle due menti della ‘frode carosello’, ai quali è stata riconosciuta l’accusa di associazione per delinquere.
Tutto era cominciato da un sequestro di documenti in un ufficio di Ospedaletto Lodigiano, indicato come "luogo di commissione del reato", anche se gli indagati avrebbero creato anche società all’estero e perfino una holding a Panama. Le indagini della Guardia di finanza, comando provinciale e tenenza di Casalpusterlengo, tra il 2010 e il 2011, avevano portato all’iscrizione sul registro degli indagati di ben 38 persone (11 delle quali hanno preferito definire la loro posizione davanti al gup), e al sequestro di costose autovetture e persino di un elicottero.
Le fiamme gialle avevano scoperto una frode di Iva allestita con sistemi ancora più sofisticati che in passato, che avrebbe permesso di vendere sottocosto prodotti elettronici per 210 milioni di euro nel giro di pochi anni. Gli indagati risultano residenti in provincia di Lodi, Lecco, Milano, Firenze e Pavia, e qualcuno dei rinviati a giudizio risulta domiciliato all’estero e irreperibile, ma non si è dimenticato di nominare un difensore di fiducia.
Alcuni dei sospettati erano già stati denunciati in passato per frodi Iva. Il meccanismo è quello delle cosiddette frodi carosello, definite così perché i protagonisti si interfacciano nella dinamica della frode. Tale schema fraudolento ha come finalità quella di scomporre il prezzo del bene dal primo all’ultimo passaggio della catena, così da eliminare in sostanza l’Iva del costo finale del bene, con un risparmio minimo del 20%. I giudici del Tribunale di Lodi hanno disposto anche il sequestro agli imputati condannati in primo grado di quasi 20 milioni di euro di beni tra immobili e contanti.