CARLO D'ELIA
Cronaca

Furbetti del cartellino, sospesi tre impiegati del Giudice di pace / VIDEO

Lodi, per il gip un "raggiro quotidiano"

Furbetti del cartellino

Lodi, 9 maggio 2017 - C’era chi andava a fare la spesa e chi arrivava sistematicamente in ritardo; chi passava un’ora e mezza in pausa pranzo e chi usciva in anticipo senza permesso: i carabinieri di Lodi hanno denunciato tre dipendenti degli uffici giudiziari del Giudice di pace per truffa aggravata ai danni dello Stato e falsa attestazione. Nei confronti dei tre indagati il gip di Lodi ha disposto la sospensione dal pubblico impiego e dal servizio per un anno. Nei confronti di A.M. 50 anni, residente a Crema, dipendente del Ministero della giustizia, F.P. 52 anni, residente a Galgagnano, e A.D., 51enne, residente a Terranova dei Passerini, ambedue dipendenti pubblici assegnati alla cancelleria del Giudice di pace lodigiano ma provenienti da enti comunali, la Procura di Lodi aveva chiesto al giudice per le indagini preliminari di applicare la misura cautelare degli arresti domiciliari, ma la richiesta è stata respinta. 

L’inchiesta, durata due mesi (da settembre a novembre scorso) e coordinata dal procuratore Domenico Chiaro, è partita dalla segnalazione di un dipendente che lavora nello stesso ufficio dei tre indagati, che rappresentano il 50% dell’intero personale del Giudice di pace. Grazie alle telecamere piazzate all’interno e all’esterno degli uffici giudiziari e ai pedinamenti, i carabinieri hanno ricostruito i movimenti degli impiegati infedeli, scoprendo «diffuse e reiterate» irregolarità che hanno consentito di totalizzare circa 3.300 ore di assenze ingiustificate dal lavoro. Gli inquirenti hanno accertato che i dipendenti coinvolti si mettevano d’accordo tra loro affinché uno timbrasse il badge di tutti gli altri, consentendo così ai colleghi di arrivare in ritardo, di uscire in anticipo e di assentarsi per motivi personali. 

«Abbiamo verificato che si tratta di una lunga serie di episodi - spiega il procuratore di Lodi - I badge venivano nascosti in un armadietto vicino alla macchinetta per timbrare le presenze. Un posto conosciuto solo dalle tre persone coinvolte. Per circa 50 giorni lavorativi abbiamo notato che il modus operandi era sempre lo stesso, poi abbiamo dovuto sospendere perché uno di loro si era accorto delle telecamere. Non abbiamo verificato se i dipendenti avessero altre attività da gestire. Abbiamo notato, invece, che il venerdì c’era il rito della pausa pranzo prolungata, circa un’ora e mezza, sempre allo stesso ristorante». «Un raggiro quotidiano e con un numero rilevante di ore evase che rende più grave il reato», ha scritto il giudice che ha firmato l’ordinanza di sospensione. Intanto, il presidente del Tribunale, Ambrogio Ceron, è già al lavoro per chiedere alla corte d’Appello di Milano di sopperire le assenze al più presto.