SANT’ANGELO LODIGIANO – La recensione finita al centro dell’attenzione degli influencer e di lì a quella dell’opinione pubblica, non era l’unica risposta di Giovanna Pedretti ai commenti ricevuti in passato su Google dai clienti della pizzeria di famiglia. Riserve, giudizi severi e risposte puntuali, anche taglienti da parte della ristoratrice. Un cliente accusava di scarsa urbanità: "Evitateli, la maleducazione è di casa...". Tranchant la risposta: "Caro il mio ragazzo, la sua arroganza nel sedersi a un tavolo prenotato da altri, senza chiedere nulla quasi fosse il soggiorno di casa, senza mostrare il green pass e la scocciatura davanti alle nostre richieste... Beh, noi manteniamo le regole anti Covid per poter lavorare, se a lei non sta bene, questo non è il locale che fa per lei. Quindi mi permetto di chiederle di andare altrove".
Positiva la recensione di una cliente per l’accoglienza, la pizza, il dolce, riserve su una porzione di vongole "un po’ scarsa". "Mi scusi – obiettava Giovanna – Nove mesi fa eravamo chiusi causa lockdown". "Abbiamo fatto un compleanno e ci siamo trovati male, la pizza è così così ma il personale è maleducato". La Pedretti ribatteva ironicamente: "Scusi se mi permetto... Non organizziamo feste di compleanno. Non vorrei che avesse sbagliato locale".
Il destino di una donna di 59 anni passata, nel volgere di pochissimi giorni dall’essere indicata come esempio a venire tacciata di menzogna, fino all’insulto. Giovedì scorso Giovanna replica su Facebook alla recensione su Google di un cliente che si dice infastidito dalla presenza di gay e di un disabile. Pubblica anche lo screenshot del commento negativo. Un coro di plauso aureola la ristoratrice di Sant’Angelo Lodigiano. Il giorno dopo sui social spuntano i primi dubbi. Si accodano e si addensano le critiche. Sabato, suo ultimo giorno di vita, Giovanna Pedretti è nella caserma dei carabinieri: persona informata sui fatti e potenziale vittima.
C’è chi ora la descrive scossa, turbata. Giovanna Pedretti porta sulle spalle un vissuto pesante, segnato dalla scomparsa del fratello, morto suicida tredici anni fa. Una donna che a volte deve affrontare delle crisi. C’è chi, al contrario, parla di una persona che non ha mai smesso di essere forte. Ai militari conferma l’esistenza del cliente che ha lasciato la recensione, è stato nel suo locale due volte, la prima lo scorso aprile, la seconda una settimana prima. Ma non riesce a fornire altri dettagli sulla sua identità. Giovanna torna al lavoro nella pizzeria di via XX Settembre. In serata, chiuso il ristorante, ha un lungo colloquio con Nello, il marito. Esce verso le 4 del mattino. Alla guida della sua Panda percorre meno di due chilometri, fino al Lambro. Ha deciso di morire, morire soffrendo. Ha portato con sé una lametta per i calli, di quelle per la pedicure. Scelta strana, quando nel suo esercizio avrebbe potuto trovare ben altri strumenti. Si ferisce a entrambi i polsi, alle braccia, al collo, a una gamba. C’è tanto sangue nell’abitacolo. Altre tracce ematiche sono accanto all’auto che Giovanna, curiosamente, si è preoccupata di chiudere. Il fiume è a pochi metri. Si annega.
La consulenza informatica ha davanti una verità fondamentale da accertare: la natura della recensione su Google. Non è più rintracciabile e questo coincide con la versione dell’imprenditrice di non averla più. Una risposta per risalire all’origine e all’autore potrebbe venire solo (facile immaginare con quali difficoltà e in che tempi) dalla California, dai vertici del motore di ricerca. A meno che Giovanna non abbia effettuato lo screenshot della recensione nei telefonini e la memoria lo abbia conservato. Aveva con sé due cellulari, uno addosso quando si è immersa nel Lambro (difficilmente utilizzabile) e l’altro abbandonato sull’auto. Se invece la recensione fosse stata creata ad arte, con programmi di grafica o videoscrittura, gli accertamenti telematici sarebbero molto più celeri e agevoli.