Lodi – Infiltrazioni criminali nel basso Lodigiano. Raffica di arresti ieri su disposizione del Tribunale di Milano che ha ordinato la custodia cautelare in carcere per due persone e gli arresti domiciliari per altri sei (tra cui un uomo originario della Calabria e riconducibile ad una società accasata nella Bassa) con l’accusa di associazione a delinquere con l’aggravante, per alcuni, di aver agevolato l’organizzazione di stampo mafioso cosca Arena-Nicoscia lungo l’asse Lodi, Verona e Crotone.
L’ordinanza di custodia cautelare, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, è stata eseguita dai finanzieri di Lodi e Verona, con il supporto del Gigo di Catanzaro. Inoltre, le Fiamme Gialle hanno sequestrato disponibilità finanziarie, quote societarie, beni immobili, mezzi di trasporto e conti correnti per quasi 2,5 milioni di euro: una somma derivante dal guadagno ottenuto, secondo l’accusa, da una frode e con “plurime distrazioni nell’ambito di reati di bancarotta fraudolenta”.
L’indagine della Guardia di Finanza ha consentito di ricostruire numerose operazioni commerciali messe in atto dai membri di una famiglia calabrese, radicatasi da anni nelle province di Lodi e Verona, attraverso una serie di imprese, alcune delle quali già destinatarie di provvedimenti interdittivi antimafia come per la società del Basso lodigiano le cui maglie si erano strette nel giugno nel 2021 con la conseguente estromissione dalla partecipazione ad appalti pubblici. In pratica le ditte in odore di ‘ndrangheta, emettevano fatture per operazioni inesistenti nei confronti di società operanti nel settore degli appalti pubblici per la manutenzione delle linee ferroviarie e metropolitane ed utilizzavano lavoratori nei cantieri ferroviari, aggirando la normativa sugli appalti pubblici dissimulando con fatture per operazioni inesistenti, distacchi di manodopera.
Partendo dalla situazione di una delle società, gli investigatori sono stati in grado di ricostruire le numerose operazioni distrattive di fondi che hanno portato al suo fallimento ed hanno scoperto evasione fiscale e riciclaggio dei proventi illeciti, attraverso un sistema di imprese intestate a soggetti prestanome ideato con il solo obiettivo di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione antimafia. Tra le operazioni illecite spicca anche il tentativo di percepire risorse europee (Fondo Europeo Sviluppo Rurale) utilizzate per il pagamento dei debiti erariali e previdenziali per quasi un milione di euro.