Lodi, 24 agosto 2018 - "Il vero papà dell’Isola Carolina fu l’ingegner Riccardo Vaghi (Milano, 1901 - Lodi, 1962), capo dell’ufficio tecnico del Comune di Lodi. Quando, nei primi anni ‘50, il Comune acquistò la cascina Colombina e i terreni agricoli circostanti, il dibattito politico fu acceso. C’era chi, in quell’area, voleva costruire case popolari, di cui c’era estremo bisogno nel Dopoguerra, chi farne la stazione delle corriere, chi un supermercato. Vaghi, invece, ottenne di vincolarla a verde tramite la Soprintendenza di Milano. Fu lui a realizzare la maggior parte degli spazi verdi in molti quartieri: per questo un suo busto si trova all’ingresso di palazzo Broletto e nel 2014 il Comune gli dedicò una via in zona Codignola". A ricordare come è nato il parco "Isola Carolina" è Walter D’Attanasio, 84 anni, già vicedirettore dell’ufficio tecnico di Palazzo Broletto dal 1954 al 1985.
"Grazie al contributo dato da Enrico Mattei iniziammo a piantumare piante autoctone, ma anche alberi acquistati da vivai in Toscana. All’epoca c’erano "cantieri di lavoro" per i disoccupati: sotto la direzione del Comune, senza affidare incarichi di progettazione esterni, utilizzammo quegli operai, per circa 1 anno e mezzo, rinnovando 3 volte i permessi semestrali. Se in un’area ci stavano 3 piante io ne facevo mettere 4 per essere sicuro che attecchissero bene: se lo facevano tutte, poi ne eliminavo una. L’area venne cintata, in modo tale che i bambini non corressero pericoli. Furono realizzati un minigolf, e posizionati altalene, scivoli, giostrine, mentre una ditta privata, in concessione, aggiunse il trenino e la pista di autoscontro. Essendo ai piedi del centro storico il parco era frequentatissimo". Se nevicava, poi, i ragazzini usavano le pendenze per slittare. Un’idea di D’Attanasio fu quella di recuperare 3 edicole, due di piazza della Vittoria e una di piazza Ospitale, che un commerciante di riviste stava sostituendo e regalò al Comune: "Le adattai per farne delle gabbie – spiega –: in una ci andò una scimmia cercopiteco che mio papà portò dall’Africa, in altre furono messe cocorite, pappagalli, fagiani. C’era poi un recinto con le caprette e un asino. Creai un piccolo zoo".
La manutenzione era continua: "Avevamo tre giardinieri e tre aiuto giardinieri: ogni anno eseguivamo potature o eliminavamo rami secchi o piegati; si faceva il taglio dell’erba e la pulizia del fogliame. Nella cascina (oggi sede del Parco Adda Sud) c’era un custode che curava il parco, i giochi: d’inverno le panchine venivano ritirate e riverniciate per la primavera. A mio avviso oggi, ci sono solo 5-6 piante ammalorate, da abbattere. E’ da criminali tagliarne 107. Inoltre, esistono già 5-6 accessi: a cosa serve fare la scalinata? Se scavano lì sotto trovano le antiche mura, come è già accaduto durante i lavori per il parcheggio. Una volta via del Guasto era più stretta: per allargarla riempimmo di terra l’antica muraglia e poi la ricoprimmo di verde e alberature digradanti".