
I sindacati ribadiscono le richieste: una nuova occupazione o la pensione per gli operai. Tra le proposte dell’azienda rigettate, il dimezzamento dell’orario e dello stipendio.
Ennesima fumata nera nelle trattative tra la società Koenig & Bauer Flexotecnica di Tavazzano con Villavesco e le rappresentanze sindacali sulla procedura di licenziamento collettivo per 24 operai, aperta lo scorso gennaio. Era, infatti, previsto per ieri il secondo tavolo di concertazione in Regione Lombardia, rinviato in data 4 aprile. Una scelta unilaterale dettata dall’ente regionale, a causa dell’incapacità delle parti di trovare dei punti di incontro. Non sono infatti mutate le richieste e le istanze dei sindacati, riproposte anche lo scorso 25 marzo, durante il primo colloquio online con Assolombarda di moderazione regionale, conclusosi con un nulla di fatto. Resta ancora in dubbio, dunque, l’esito delle trattative, ma soprattutto, resta ancora più incerto il futuro dei lavoratori e delle lavoratrici considerati, dalla direzione aziendale, degli esuberi.
La Fiom aveva presentato in diverse occasioni, anche durante i colloqui sindacali nel palazzo di Assolombarda a Lodi, delle proposte necessarie affinché fosse garantita agli operai la possibilità di trovare una nuova occupazione o di raggiungere la pensione. Attraverso l’istituzione di un progetto di prepensionamento, infatti, i lavoratori avrebbero potuto percepire due anni di Naspi e un anno di cassa integrazione straordinaria. Veniva inoltre richiesta dalle rappresentanze sindacali la protezione delle categorie speciali. Il nuovo tavolo non ha, tuttavia, lasciato spazio ad ulteriori trattative, concluse ancora una volta senza raggiungere alcun accordo. La società, dal canto suo, aveva proposto a quattro dipendenti di trasferirsi in Germania, aprendo la possibilità che venissero coperte delle posizioni nella sede tedesca di Koeing & Bauer. Gli operai avrebbero però mantenuto le condizioni salariali e contrattuali italiane.
Inoltre, sul tavolo delle trattative, dal lato delle rappresentanze dei datori erano emerse anche altre proposte che avevano indignato il sindacato e gli operai: il dimezzamento dell’orario lavorativo, coincidente con il dimezzamento dello stipendio, e la possibilità che le categorie protette fossero assegnate in settori non di loro competenza o dove le loro disabilità avrebbero impedito lo svolgimento regolare delle mansioni. Il rinvio in sede regionale del tavolo in programma per ieri, arriva dunque in seguito ad uno stallo che conferma le posizioni emerse durante tutti i 45 giorni di trattative. E non cambia nemmeno la percezione dei lavoratori, convinti che l’azienda abbia intenzione di chiudere definitivamente. Un’ipotesi sostenuta anche dalla notizia del tentativo di vendita dell’edificio dell’azienda su diversi siti online.
Luca Raimondi Cominesi