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Il fenomeno padel, da Brescia al mondo: l’ex fabbro leader di impianti moderni

Calvisano, la terza riconversione produttiva della Forgiafer: "Noi da 30 anni trattiamo l’acciaio. Gli altri? Servono più controlli".

Campo da padel

Calvisano (Brescia), 25 giugno 2023 – Delle tre riconversioni industriali l’ultima è stata quella più rivoluzionaria. Ma se oggi la Forgiafer di Calvisano (Brescia) è nota nel mondo come leader nella realizzazione di campi da padel lo deve anche al passato. "Noi l’acciaio sappiamo trattarlo da 30 anni", rivendica con orgoglio artigiano Claudio Galuppini. La storia inizia nel 1991. Galuppini, poco più che ventenne, avvia una ditta individuale.

"Ho iniziato con la saldatura, poi sono diventato fabbro. La prima riconversione industriale – ricorda – è stato il passaggio alla forgiatura di elementi per cancellate e recinzioni. Il passaggio successivo è stata la realizzazioni di cancellate finite: ne abbiamo realizzati oltre 50mila. Nel 2008, però, con la crisi che ha messo in ginocchio l’edilizia siamo stati costretti a diminuire la forza lavoro di 27 unità".

L’occasione per uscire dalla crisi è arrivata nel 2015: "Ho conosciuto il padel e ho scommesso nel settore avviando la terza riconversione dell’azienda – spiega Galuppini –.Da allora ci siamo specializzati nella realizzazione di campi da padel tornando a occupare 68 persone. Il fatturato sceso a 3 milioni è risalito a 16". Dal 2016 la Forgiafer ha realizzato e commerciato con il brand Italian Padel oltre 2.900 campi: 2.100 in Italia, il resto in 25 Paesi di tutto il mondo. "Partiamo dalla progettazione fino alla posa, realizziamo tutto nei nostri 13mila metri quadrati di capannoni coperti dove abbiamo allestito il reparto di carpenteria, 14 isole robotizzate e un impianto di verniciatura – racconta l’imprenditore bresciano –. I nostri campi hanno un 30% in più di acciaio, saldature certificate e requisiti per sopportare neve e raffiche di vento fino a 100 chilometri orari. Già dal 2021 non utilizziamo più vetri temperati ma solo stratificati".

La domanda cresce - "il mercato in Italia non è saturo con 8mila campi, si può arrivare oltre i 20mila" - ma gli ostacoli non mancano. "Dopo la pandemia l’aumento dei costi delle materie prime ha rappresentato una difficoltà – sottolinea Galuppini –. C’è poi una questione normativa: la maggior parte dei competitor non rispetta le norme. Da una parte manca una normativa specifica, dall’altra c’è una lentezza burocratica che frena il mercato".