di Paola Arensi
Successo, ieri pomeriggio, per l’iniziativa “In bicicletta nei luoghi di Giovanna Boccalini“ proposta con la Fiab, dal gruppo di realtà cittadine che lavorano da tempo alla valorizzazione del “Progetto Boccalini”. Il precedente evento, inserito nel progetto, è stata la “Partita mai giocata” del 15 aprile, con in campo, a Lodi, il Gruppo femminile calcistico di Milano, fondato da Boccalini e l’Alessandria, riproponendo una sfida vietata 90 anni fa dalla dittatura. Gli eventi sono stati promossi anche nell’ambito delle celebrazioni per il 25 aprile. Giovanna era nella Società generale operaia di mutuo soccorso e nella sezione socialista di Lodi, fu docente, partigiana, fondatrice dei Gruppi di difesa della donna, direttrice di Noi Donne. Venne nominata commissaria alla previdenza e all’assistenza.
Quelle che il calcio: alle Vigne le Giovinette che fecero il primo goal (femminile) della storia
La partenza della biciclettata è avvenuta nel cortile del teatro alle Vigne, in via Cavour 66 e l’arrivo alle 17.30 al museo Archinti di viale Pavia. Boccalini, simbolo della Resistenza femminile e tra le fondatrici della prima squadra di calcio femminile nel 1933, è stata studiata e raccontata da Alice Vergnaghi. La donna per anni aveva vissuto a Lodi, nello stesso cortile di via Cavour di Ettore Archinti, scultore e sindaco socialista di Lodi, deportato e morto a Flossenburg. La pedalata si è snodata, con una trentina di biciclette (tra cui Giuseppe Mancini di Fiab, Alice Vergnaghi ricercatrice storica e Marco Giani ricercatore di storia dello sport e co-autore (con Federica Seneghini del libro “Giovinette - Le calciatrici che sfidarono il Duce” su un lungo e significativo itinerario (tra cui il giardino delle età di via delle Orfane; via Gaffurio, luogo dell’eccidio fascista del 1919; il Collegio San Francesco, il Lanificio di via Secondo Cremonesi e il Museo Ettore Archinti). "Le Boccalini sono state giocatrici formidabili del periodo e sono onorato di partecipare – ha commentato Giani –. Giovanna era la commissaria, la team manager e gestiva lo spogliatoio perché l’allenatore era maschio. Rosetta, giudicata la migliore delle calcolatrici milanesi, quando il regime fece spostare le donne su altre discipline continuò a giocare a basket diventando più volte campionessa nazionale. Queste donne che portavano valori di indipendenza, coraggio e di forza. Scelsero il calcio inizialmente perché erano tifose di Inter e Milan". "La biciclettata – ha aggiunto Vergnaghi – ha permesso di vedere fisicamente i luoghi di Lodi importanti per una famiglia le cui sorelle hanno avuto un ruolo fondamentale nello sport italiano e nella democratizzazione dell’Italia".