Castiraga Vidardo (Lodi), 26 gennaio 2025 – Oltre mille persone hanno manifestato ieri mattina per urlare il loro no all’ampliamento del termovalorizzatore di Vidardo. Nonostante pioggia, vento e freddo, un lungo corteo ha sfilato ieri da Castiraga Vidardo fino a Sant’Angelo Lodigiano, una vera fiumana di persone che, camminando per circa tre chilometri e mezzo, ha fatto rumore con cori, tamburi, fischietti e musica. I partecipanti si sono radunati in piazza Santa Francesca Cabrini a Castiraga. Da qui, alle 10.30, il corteo ha iniziato a muoversi con in testa le istituzioni locali. Numerosi i sindaci del territorio che non sono voluti mancare. Al loro fianco anche il presidente della Provincia di Lodi Fabrizio Santantonio. “La comunità lodigiana dice no all’inceneritore” recitava lo striscione che ha guidato la sfilata. Alle spalle numerose persone, esponenti di Legambiente, WWF e sindacati. Al centro del corteo un grande trattore, che trainava un carro con le casse per la musica e lo striscione: “Lombardia svegliati… Basta inceneritori”. Arrivati in massa in piazza della Libertà, a Sant’Angelo, sono iniziati gli interventi.
“Sono grata a tutti i presenti per essersi uniti a noi oggi – ha affermato la presidente del “Comitato Ambiente di Vidardo”, Sara Asti – condividiamo un destino comune. Noi, otto mesi fa oramai, abbiamo dato il via ad un coordinamento provinciale contro l’inceneritore, con tutte le associazioni ambientaliste del territorio e l’aiuto delle amministrazioni locali. Abbiamo fatto così capire che sta arrivando una minaccia importante nel territorio. Chi vive e vivrà qui si troverà un inceneritore grande quanto un transatlantico in piena pianura, più alto dello stesso campanile di Sant’Angelo”. “Noi meritiamo di respirare area pulita, troppe volte sento dire che da qualche parte l’inceneritore deve essere costruito – ha aggiunto –. Non è vero che serve, in Lombardia ci sono più inceneritori che rifiuti, qui si vuole solo lucrare. Da quando abbiamo iniziato, noi del comitato abbiamo ottenuto grandi risultati, questo solo perché l’unione con associazioni e sindaci ha fatto la forza. Noi speriamo che l’ “inchiesta pubblica” (la procedura scelta dalla Provincia di Lodi, per la prima volta in Lombardia e prevista dalla legge 152/2006 grazie alla quale saranno individuati scienziati ed esperti per ascoltare le ragioni delle associazioni e dei cittadini, dopo che le istituzioni hanno già modo di far valere le loro ragioni nella conferenza di servizio, ndr) blocchi questo nefasto progetto, è arrivato il momento di salvare la nostra terra e di riprenderci il lodigiano”.