Lodi, 1 novembre 2018 - Una sentenza che potrebbe fare giurisprudenza. Sul ‘caso mense’ è arrivata la prima decisione di un giudice dopo il ricorso presentato da una delle 130 famiglie di extracomunitari travolte dal regolamento della Giunta Casanova sull’accesso alle prestazioni sociali agevolate. Il tribunale civile di Lodi, ieri, ha accolto (in via definitiva) il ricorso presentato da una famiglia residente in città e originaria dell’Ecuador. Significa che il bambino di 8 anni, nato da genitori extra Ue, per frequentare la mensa scolastica potrà pagare 2,20 euro per pasto invece di 5 euro. Non solo. La decisione del giudice vale in maniera retroattiva, quindi la famiglia dovrà ricevere dal Broletto indietro i quasi 3 euro in più che dal 14 settembre (il primo giorno di scuola) sono stati versati per pagare la refezione scolastica.
La vicenda era iniziata a febbraio, quindi circa 9 mesi fa, con la richiesta inviata dalla famiglia sudamericana al consolato dell’Ecuador per chiedere la documentazione imposta dal Comune (un atto con cui si certifichi la non sussistenza di redditi e proprietà all’estero). A marzo era arrivata la risposta del consolato: «I documenti richiesti non sono producibili». A quel punto la famiglia aveva deciso di rivolgersi all’avvocato Daniele Nigro del foro di Lodi e il 7 settembre avevano inviato tramite Pec tutta la documentazione e le risposte ricevute dagli ecuadoregni al Broletto. Ma nessuna risposta. Il 17 settembre la signora era andata all’ufficio Istruzione e aveva scoperto di essere in fascia massima e non poteva accedere ai servizi sociali agevolati. Il ricorso in tribunale a Lodi è stato notificato solo il 18 ottobre con la richiesta cautelare per valutare in maniera sommaria l’assegnazione. «Lunedì sera è arrivato un atto dal Comune, firmato dal dirigente Giuseppe Demuro, dove si dice che il 21 settembre è arrivata la decisione di ammettere in maniera provvisoria lo studente - spiega l’avvocato Nigro -. Oggi (ieri per chi legge, ndr) invece è stata protocollata una memoria difensiva da parte dei legali del Comune in cui si ammette in maniera definitiva l’ammissione alle prestazioni agevolate della famiglia».
Per il Coordinamento Uguali Doveri, che nelle ultime settimane ha raccolto oltre 145mila euro di donazioni per sostenere le spese scolastiche dei 200 bambini coinvolti, è solo "il primo tassello">. «Ci sono più di un centinaio di famiglie che vogliono sapere cosa fare ora – dice Michela Sfondrini -. Questo è solo il primo caso accolto dopo una querelle giudiziaria. Il Comune ha deciso di fare un passo indietro. Non è la strada per dover ottenere i propri diritti. Ogni famiglia ogni 18 mesi dovrà riproporre questo iter per vedersi riconosciuti i propri diritti». Il 6 novembre in tribunale a Milano si discuterà un secondo ricorso.