Lodi, 22 luglio 2024 – Dodicenne salvato nel fiume Adda, l'eroe è l'ex nuotatore professionista Federico Vanelli. “Non nuoto più da 5 anni e proprio per caso, perché invitato all'ultimo momento, da un amico, mi trovavo sulla sponda opposta, arrivando dal Belgiardino, in una spiaggia che nemmeno conoscevo”, spiega il ragazzo, ex azzurro di nuoto, pluridecorato campione europeo e mondiale.
La corrente del fiume Adda ha tradito un ragazzino dodicenne di origini nordafricane di Sant'Angelo Lodigiano. Il giovane si era tuffato in cerca di refrigerio. “Ho sentito trambusto sulla riva opposta e visto gente che gesticolava. Inizialmente ho pensato ad una rissa. Ad un certo punto però ho visto il ragazzino che riaffiorava dall'acqua e scendeva, poi riaffiorava ancora e andava nuovamente sotto e ho capito fosse in difficoltà. Nelle vicinanze c'era un kayak che non avrebbe comunque potuto salvarlo, perché era controcorrente. A quel punto ho deciso di tuffarmi e di provarci io”.
È accaduto nel pomeriggio del 20 luglio 2024. Il ragazzino non ha perso conoscenza ed è stato accompagnato per una visita, in codice verde, all’ospedale Maggiore di Lodi e per fortuna se la caverà. “Io non l'ho più rivisto ma, quando sono riuscito a riportarlo a riva, l'ho rassicurato, dicendogli che ero con lui e gli chiesto di fare un cenno ai suoi genitori per tranquillizzarli e così lui ha fatto”.
Per riuscire ad afferrare il ragazzino, complice la sua esperienza di nuotatore di lungo corso, l'ex atleta lo ha aspettato in un punto in cui avrebbe potuto trascinarlo la corrente: “Me lo sono fatto letteralmente finire addosso, perché altrimenti sarebbe stato impossibile raggiungerlo controcorrente e alla fine siamo riusciti ad arrivare a riva, facendoci trascinare. Soltanto che il luogo era impervio e abbiamo dovuto spostarci per consentire l'arrivo dei soccorsi”.
In un video sui social, Vanelli ha legato la vicenda all’arresto delle attività sportive che ha subito nel 2019 a causa dell’esito di una visita medica che gli diagnosticava una cardiomiopatia dilatativa ereditaria. A quel tempo era uno degli atleti più forti d’Italia. Oggi ha scritto: “Se nel 2019 non mi avessero fermato… Probabilmente, oggi... Un bambino di 10 anni (?) sarebbe annegato nel fiume. Grazie piccolo Fede per avermi permesso di essere l'eroe di qualcuno”.