LUCA RAIMONDI COMINESI
Cronaca

Omicidio Bolzoni: “Rambo troppo buono, non doveva dar loro confidenza”

Le testimonianze dei clienti del centro scommesse di via Villani, I due arrestati frequentavano la sala da poco

Il punto scommesse di via Villani; nel riquadro la vittima Roberto Bolzoni

Il punto scommesse di via Villani; nel riquadro la vittima Roberto Bolzoni

Lodi, 25 febbraio 2025 – I due uomini arrestati per l’omicidio di Roberto Bolzoni conoscevano bene la vittima. Roberto Zuccotti e Andrea Gianì, accompagnati in carcere dai carabinieri di Lodi sabato scorso, avevano iniziato a frequentare regolarmente il punto Snai di Lodi da qualche mese. E proprio lì, il 61enne soprannominato “Rambo” li avrebbe conosciuti.

Oggi, nipote e zio dovranno rispondere alle domande del Gip, nell’interrogatorio di garanzia, difendendosi dall’accusa di omicidio dell’uomo di cui non si avevano più notizie da domenica 16 febbraio e poi ritrovato senza vita, due giorni dopo, nel parcheggio di piazza Omegna, dalla moglie Li.

Ieri pomeriggio sulle facce dei clienti del centro scommesse di via Villani si leggeva tanto sconcerto e parecchia rabbia per la morte dell’amico. Non riescono a trovare le ragioni che avrebbero portato i due uomini a compiere il tragico gesto.

I racconti

“Rambo era una bravissima persona” dicono subito. “Era buono come il pane. Lo conoscevo da più di trent’anni e non l’ho mai visto litigare con nessuno”, lo descrive così un altro habitué. “Passava i suoi pomeriggi qui – prosegue, mentre fissa i cavalli che gareggiano sullo schermo - ma non giocava. Al massimo uno o due euro ogni tanto”. Anche domenica pomeriggio, dopo aver accompagnato la moglie al lavoro, Roberto si era recato in via Villani. Nessuno, vedendolo uscire con Zuccotti e Gianì, avrebbe potuto immaginare cosa sarebbe accaduto di lì a poco. “Io stavo puntando sui cavalli e “Rambo” era seduto proprio di fianco a me –, aggiunge un altro cliente –. Li ho visti uscire assieme, ma non era la prima volta”. Al centro scommesse, gli amici di Bolzoni parlano di “omicidio di solitudine”.

“Lui conversava con chiunque, anche con chi è poco raccomandabile. Era sempre alla ricerca di compagnia, per questo veniva ogni giorno. Forse loro avevano capito che era una persona dal cuore d’oro, tanto buona da sembrare ingenua. Avranno quasi certamente cercato di raggirarlo e, purtroppo, è finita così”.

Domandano quando si svolgeranno i funerali e raccontano di aver provato parecchia rabbia nel sapere che l’amico, sempre sorridente e sempre in compagnia del suo cagnolino “Messi”, aveva ricevuto quasi una quarantina di colpi di arma da taglio tra volto, collo e sterno. “Non se lo meritava”, ripetono indignati. Escludono inoltre l’ipotesi che si sia trattato di un regolamento di conti, anche perché, spiegano “Roberto non aveva debiti. Giocava raramente e, soprattutto, cifre irrisorie”.

Tuttavia qualcuno solleva il dubbio: “Per me volevano solamente rapinarlo”. Uno dei clienti, terminata la gara su cui aveva scommesso, indicato la zona delle macchinette self, dove sedevano abitualmente il ventottenne e lo zio, che, secondo lui, “aveva trovato lavoro da poco, perché si presentava vestito con cappello, tuta blu e scarpe antinfortunistiche”.