TIZIANO TROIANELLO
Cronaca

Fidanzati trucidati a Pordenone, Ruotolo in aula: sono innocente

Zelo, il teste chiave: «Quel pomeriggio ho visto un uomo in piedi»

Teresa Costanza e Trifone Ragone

Zelo Buon Persico, 22 novembre 2016 - Nuova udienza ieri in Corte d’Assise a Udine, del processo per ricostruire la verità sulla morte di Teresa Costanza, 30enne residente a Zelo e di Trifone Ragone, appena 28enne, trovati, il 17 marzo del 2015, trucidati da cinque colpi di pistola calibro 7,65 sparati nel buio di un parcheggio di Pordenone. I due giovani si trovavano nell’auto della ragazza. Ieri in tribunale, è stato chiamato a deporre il «teste chiave» dell’accusa, il runner Maurizio Marcuzzo che quella sera stava facendo una corsetta nella zona del palasport di Pordenone. «Ho visto – ha raccontato – una persona di «corporatura normale, alta tra un metro e 70 e un metro e 90», vestita «di grigio, scuro e comodo», «sportivo», «forse con un cappuccio o un cappello perché ho fatto fatica a capire se fosse uomo o donna».

Marcuzzo ha riferito anche di avere visto una figura, «ho avuto l’impressione fosse un uomo», «in piedi di lato, da solo a una quindicina di metri. Forse abbiamo incrociato lo sguardo in maniera fugace. Ho avuto come l’impressione che si defilasse dal mio cono visivo». «Poi, arrivato a una decina di metri da via Gramsci – ha aggiunto – ho sentito diversi colpi, 5 o 7, durati 3-4 secondi, comunque in rapida successione, blandi, ho pensato a petardi». Unico imputato del processo è Giosué Ruotolo, militare campano di 27 anni, commilitone di Trifone Ragone. Egli, dopo la pausa pranzo, ha chiesto di rilasciare dichiarazioni spontanee.

Meno di cinque minuti con dichiarazioni spontanee, a braccio, con la voce rotta dall’emozione. «Da 8 mesi sono in carcere e ogni giorno aspetto che arrivi una guardia a dirmi ‘ci siamo sbagliati, devi uscire’. “Posso aver dato poco peso a una cosa, nonostante le campagne in caserma invitassero chiunque sapesse qualcosa a parlare. Ma non avevo visto nulla di utile. E se devo pagare per aver parlato in ritardo sia, ma non per qualcosa che non ho fatto. Credo nella giustizia e nella mia totale estraneità e credo che questo processo servirà a dimostrarlo». In precedenza, aveva parlato anche Carmelina Parello, la mamma di Teresa. «Centinaia di ragazzi erano venuti a farci le condoglianze. Anche i coinquilini di Trifone. Erano in tre. Io ricordo in particolare Ruotolo. Ci siamo incrociati lo sguardo e ho avuto una brutta sensazione». «Teresa e Trifone erano pieni di vita – ha proseguito –. È indescrivibile cosa si provava guardandoli. Avevano un bellissimo rapporto. Ce lo aveva presentato subito e si era trasferita a Pordenone perché era innamorata di lui. Mi aveva detto ‘mamma ci dobbiamo conoscere, come facciamo se io sono a Milano e lui a Pordenone?’ È per quello che aveva lasciato il lavoro a Milano». La madre di Teresa ha anche ricordato di aver sentito la figlia l’ultima volta proprio il giorno del delitto, era «assolutamente serena». La donna, così come il marito, Rosario Costanza, ascoltato subito dopo, ha escluso che la figlia avesse problemi e che la loro famiglia avesse subito minacce