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A sinistra gli inquirenti vicino all’auto ritrovata in piazza Omegna Sopra, la vittima Roberto Bolzoni
Lodi, 26 febbraio 2025 – Si sono conclusi verso le 16 di ieri gli interrogatori di garanzia per la convalida del fermo dei due uomini arrestati per l’omicidio di Roberto “Rambo” Bolzoni, il sessantunenne lodigiano trovato ucciso nella sua auto in piazza Omegna. Gli indagati sono Roberto Zuccotti, 48enne con precedenti penali per spaccio, residente di Crespiatica, e il nipote Andrea Gianì, di 29 anni, residente in via Luigi Bay a Lodi, a meno di un chilometro dalla residenza di Bolzoni. I legali di Zuccotti, Elena Veronesi e Andrea Arcidiacono, hanno fatto sapere, all’uscita dall’udienza, che l’uomo è sereno e che si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del gip Ivonne Fiorella Calderon. Gianì, assistito dal legale Alessandro Corrente, ha invece ribadito la sua estraneità ai fatti. “Andrea è molto scosso, ma sostiene di essere innocente. Faremo di tutto per facilitare l’operato della procura. Siamo fiduciosi che si possa arrivare al più presto ad una verità” ha ribadito il legale. Il giudice per le indagini preliminari si è presa un po’ di tempo per decidere sulla convalida del fermo.
Gli arresti per zio e nipote erano scattati sabato scorso verso le 22. Gli inquirenti avevano trovato delle impronte digitali di Zuccotti sul veicolo del sessantunenne lodigiano. Da quella traccia, sono riusciti a risalire ai due uomini grazie all’analisi dei video delle telecamere di sicurezza del centro scommesse Snai di via Villani. Le registrazioni mostrano infatti lo zio e il nipote salire sulla Golf bianca della vittima, verso le 18.30 del pomeriggio di domenica 16 febbraio. Da quel momento non si è più avuta alcuna notizia di Bolzoni, fino al rinvenimento della salma, trovata dalla moglie Li, una donna di origini cinesi, in una pozzanghera di sangue all’interno del veicolo, che era stato chiuso dall’esterno e del quale non si trovano le chiavi. Intanto le indagini non si fermano. Gli inquirenti, guidati dalla procuratrice Laura Pedio, stanno ancora cercando il cellulare, il portafoglio e diversi averi dell’uomo, tra cui un anello e una collanina d’oro. Sono attese inoltre gli esiti delle analisi dei Ris di Parma sulle macchie di sangue presenti sulle scarpe dei due presunti colpevoli. Tracce di sangue che secondo la procura sarebbero riconducibili a quello presente all’interno del veicolo di Bolzoni, ucciso con 35 fendenti tra collo, volto e sterno, con un arma da taglio dalle piccole dimensioni, non ancora rinvenuta dalle forze dell’ordine.