MARIO BORRA
Cronaca

Violenza in ospedale a Codogno: medico preso a calci da un suo paziente

Non fatti isolati ma un progressiva escalation. In balìa di malati e parenti anche il Maggiore di Lodi

Al Pronto soccorso di Codogno il personale medico e sanitario non si sente sicuro

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Codogno (Lodi), 29 marazo 2025 -  Un altro episodio di violenza nei confronti del personale sanitario ha coinvolto un medico dell’ospedale di Codogno, preso a calci da un paziente.

L’ultimo grave caso, avvenuto giovedì, segue quello sconcertante avvenuto in piena notte tra martedì e mercoledì, protagonista un diciannovenne residente nel Centro Lodigiano che si era presentato al Pronto soccorso codognese con un taglio all’avambraccio in stato di agitazione e, dopo aver preso a pugni i pannelli davanti al Triage, aveva prima insultato il personale e poi minacciato di morte la dottoressa del Servizio psichiatrico diagnosi e cura (Spdc) estraendo una vite lunga 15 centimetri dalla tasca. Solo grazie alla calma e alla professionalità degli addetti e dopo l’arrivo delle forze dell’ordine, il giovane si è convinto a farsi curare la ferita e a farsi ricoverare.

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I due episodi non rappresentano fatti isolati ma un’escalation che preoccupa sempre di più il personale sanitario e medico. Basti pensare che nel 2024 sono stati quasi 1.500 gli accessi in ospedale nel Lodigiano, la stragrande maggioranza al nosocomio di Codogno, per valutazioni psichiatriche spesso con risvolti problematici da affrontare. La situazione dunque diventa giorno dopo giorno sempre più difficile, con gli operatori indifesi nei confronti di soggetti violenti: a febbraio un trentaseienne aveva dato in escandescenze, sempre al Pronto soccorso di Codogno, creando disordine e rompendo uno specchio, un tavolo e rovesciando un materasso. Ma episodi analoghi sono avvenuti anche al Maggiore di Lodi. Il più clamoroso nel 2023, quando qualcuno sfasciò letteralmente il Pronto soccorso, causando danni per 50mila euro.

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“Una situazione di non facile soluzione, quella della sicurezza, ed è grave che i dipendenti siano in balìa dei violenti – spiega Rosy Messina della Uil Sanità – Certo non si risolve la questione soltanto garantendo un’indennità, pur sacrosanta, agli operatori a rischio: bisognerebbe aumentare il presidio delle forze dell’ordine come deterrente. I vigilanti purtroppo non bastano”.