La grande fuga di medici e infermieri dagli ospedali lodigiani. Tra marzo e l’inizio di aprile saranno quattordici le figure professionali che hanno scelto di rassegnare le loro dimissioni e deciso per un altro posto di lavoro. Tre operatori sociosanitari, quattro medici, cinque infermieri professionali, un’assistente amministrativa e un’ostetrica: tutti casi diversi tra loro e con motivazioni ovviamente differenti e personali, ma che suonano come un campanello d’allarme per l’Asst di Lodi.
"È veramente un peccato che ci si trovi di fronte a questa emorragia di operatori che nella nostra Asst sono molto validi e professionali – spiega Rosy Messina del Comparto Sanità della Uil – Credo siano stanchi perché ogni giorno devono far fronte a turni molto faticosi e sono in pochi. E ovviamente cercano soluzioni diverse, meno stressanti. All’amministrazione dell’Asst avevo fatto presente questa circostanza e, per la verità, mi avevano riferito che avrebbero valutato di ascoltare le ragioni di coloro che avevano deciso di mollare. Spero si mobilitino per il futuro in questo senso. Io solleciterò in questa direzione anche martedì prossimo approfittando di un confronto sindacale già programmato".
Inoltre a luglio cinque figure professionali andranno in pensione (solo due di queste però sono infermieri). "Per quelli che rimangono in organico negli ospedali l’età media comincia ad alzarsi e lavorare sui turni è decisamente difficile. Sono pochi i giovani", spiega la sindacalista. Intanto sul futuro dei servizi nell’ospedale di Casalpusterlengo, il Comitato Civico Ospedali è pronto a salire sulle barricate per difendere il nosocomio di via Fleming. Ieri hanno spedito una nota per chiedere con urgenza la convocazione della Commissione Ospedale di derivazione comunale. Chiede sia fatta chiarezza sul futuro di alcuni servizi.
"Da settimane riceviamo segnalazioni che indicano che la decisione di trasferire, da parte di Asst, il Mac oncologico da Casalpusterlengo a Codogno è già stata presa, ma che se ne parlerà ufficialmente solo dopo il voto amministrativo di giugno – spiegano dal Direttivo del sodalizio – Se la decisione è stata definita sulla base di necessità di riorganizzazione e concentrazione dei servizi oncologici in un unico ospedale, perché non spiegarlo subito? Ugualmente, se queste voci sono infondate, perché aspettare cosi tanto per smentirle? Giudichiamo incomprensibile questo silenzio".