PAOLA ARENSI
Cronaca

Ospedali, "facciamo come nel 2004"

Il Comitato civico: occorre un tavolo istituzionale per dare un futuro ai nosocomi di Casale e Codogno

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di Paola Arensi

Prendere spunto dall’impegno comune del passato per trovare di nuovo soluzioni che guardino al futuro. Il comitato civico ospedali di Casale e Codogno chiede alle istituzioni di sedersi intorno al tavolo, come avvenne nel 2004, per trovare insieme soluzioni sul futuro dei nosocomi locali. "All’epoca lo si era fatto per la struttura di Casale, ora chiediamo un tavolo allargato a Codogno, dato che ci occupiamo anche di quel servizio e visto che i problemi sono generalizzati" sottolinea il presidente Gian Antonio Ongis. La discussione del passato verteva sul trasferimento di alcuni servizi dall’ospedale di Casale a Codogno. "I punti fermi che emersero disegnarono l’ospedale casalino dei successivi 15 anni – ricordano ancora dal Comitato –. L’ospedale era stato destinato a polo oncologico di riferimento lodigiano, con anche destinazione a polo riabilitativo e di lungodegenza, con lo stanziamento di 2 milioni di euro, da parte di Regione Lombardia, per il polo oncologico e la realizzazione dell’area cure palliative, ponendo le basi per arrivare alla radioterapia". Evitando quindi di procedere alla spogliazione dell’ospedale ma anzi, cercando di definirne in modo chiaro la vocazione per il futuro. "Senza l’Oncologia, che è il cuore di tutto, non avrebbero preso corpo gli altri servizi oncologici e di Cure Palliative attualmente presenti. Senza un tronco, i rami non stanno in piedi: per questo non si può accettare passivamente l’eventuale trasferimento dell’Oncologia a Codogno, così come si è più volte detto ultimamente. Non lo diciamo per campanilismo. Ma partiamo dal concetto che due ospedali tra loro complementari non devono “litigarsi“ i servizi. E ad onor del vero, Codogno e Casale avevano raggiunto un buon equilibrio negli ultimi anni, proprio nell’ottica di quella complementarietà utile al territorio".

La proposta del comitato alle istituzioni, quindi, è che si possa lavorare oggi con lo stesso metodo adottato a Casale nel 2004: tutti attorno ad un tavolo (pur se da remoto), coinvolgendo sindaci, giunte, capigruppo consiliari di Casale e Codogno, direzione di Asst Lodi e responsabili dei due ospedali. "Ciò permetterebbe di portare avanti la discussione anche su Codogno, che ora è una struttura per acuti solo sulla carta, privata di servizi essenziali, come l’Ortopedia (assenza che mina anche il Pronto Soccorso)" concludono.