Casaletto Lodigiano (Lodi), 14 settembre 2023 – Un calvario , un tormento che dura ormai da oltre sei anni. L’oste Mario Cattaneo, 73 anni, che nella notte tra il 9 e il 10 marzo del 2017 colpì a morte con il proprio fucile da caccia un ladro romeno 32enne, Petre Ungureanu, sopreso all’interno della trattoria, è stanco: assolto in primo grado dall’accusa di eccesso colposo di legittima difesa, ora la Corte d’Appello di Milano ha deciso di approfondire ulteriormente le indagini e prossimamente assegnerà un altro incarico per una nuova perizia balistica.
“Se il percorso è quello che è stato prospettato dai giudici, lo accetto e non posso fare altro - ribadisce Cattaneo, come sempre impegnato in cucina nella sua osteria a Gugnano -. Vero è che dentro di me sono sfinito e spesse volte dico basta, è un calvario. D’altronde io mi stavo solo difendendo quella notte: cerco di non pensarci ma mi alzo ogni giorno con il pensiero fisso. Poi però inizio a lavorare e mi perdo un po’ anche se è molto dura sono ormai oltre sei anni con questo peso addosso che non auguro nemmeno al peggior nemico. È una situazione difficile da sopportare non solo a livello psicologico ma anche a livello economico".
L’oste però guarda al futuro prossimo. "Devo tenere duro e non mollare adesso; il 23 ottobre nomineranno il perito ma sono fiducioso perché sono già state effettuate tre precedenti perizie, risultate tutte a mio favore e quindi speriamo che anche questa abbia lo stesso esito".
Sei anni fa, in quella maledetta notte, Cattaneo aveva subito un furto di sigarette nel suo locale nella frazione Gugnano e affrontò la banda di malviventi uscendo dalla propria abitazione con uno dei suoi fucili da caccia, carico. Partì uno sparo a pallini che a circa cinque metri di distanza colpì alla spalla sinistra il 32enne romeno, ritrovato morto il mattino dopo davanti al cimitero della frazione. Dal processo di primo grado, che tre anni fa aveva visto assolvere Cattaneo dall’accusa di eccesso colposo di legittima difesa, era emerso che un complice della vittima aveva strattonato l’oste, anche afferrandone il fucile, facendolo cadere. E sia la perizia balistica del Ris di Parma, che era stata richiesta dalla Procura di Lodi, sia quella difensiva di Cattaneo avevano suffragato la tesi dello sparo involontario, dal basso verso l’alto, provocato dalla caduta con l’arma in mano o dallo strattonamento della canna. A questa ricostruzione era seguita l’assoluzione "perché il fatto non sussiste".