Lodi, 9 dicembre 2024 - Non c’è pace per gli allevatori. La peste suina li sta mettendo in ginocchio e nemmeno sotto alla vigilia delle festività arrivano notizie confortanti. “Il Natale si avvicina, ma sotto l’albero gli agricoltori trovano solo amare sorprese” è il commento di Francesco Pacchiarini, presidente di Confagricoltura Milano, Lodi, Monza Brianza, a fronte di recenti provvedimenti che penalizzano il settore agricolo.
“Seppur su fronti diversi, i due più recenti provvedimenti condividono una matrice comune: sacrificano gli agricoltori, lasciandoli soli di fronte a sfide ed emergenze globali” incalza. Poi l’affondo: “Non possiamo accettare che l’agricoltura venga trattata come un elemento marginale delle politiche economiche e commerciali. Il settore non è un capitolo di bilancio da comprimere, ma la base del futuro alimentare ed economico del Paese. Ci aspettiamo scelte più coraggiose e lungimiranti!”.
Il primo provvedimento riguarda le importazioni. “Da un lato, l’accordo di libero scambio tra l’Unione Europea e i paesi del Mercosur - il mercato comune sudamericano, di cui sono membri Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Bolivia - apre le porte a importazioni massicce di prodotti agroalimentari, come carni bovine, pollame, riso e mais, provenienti da Paesi con standard produttivi e regole ben lontane da quelli europei” spiega ancora Francesco Pacchiarini, presidente di Confagricoltura. E la precisazione: “Questa intesa, presentata come una grande opportunità commerciale, mette a rischio il nostro modello agricolo. Non garantisce né equità né reciprocità e spalanca la strada a una concorrenza sleale per le nostre produzioni, compromettendo la sicurezza alimentare”.
Il secondo provvedimento inquadra i ristori previsti per le aziende Il Governo italiano, con la bozza di decreto sui ristori per i danni indiretti causati dalla Peste Suina Africana, presentata alla Conferenza Stato - Regioni, preoccupa il mondo allevatoriale per gli esigui stanziamenti previsti, tanto da essere ribattezzato “decretino”: solo 10 milioni di euro, peraltro senza una definizione chiara dei criteri di assegnazione. “Speriamo si tratti solo di un anticipo di contributo, perché, tra speculazioni di mercato, personale in cassa integrazione o licenziato, mangimi stoccati senza possibilità di vendita o smaltimento, le aziende colpite indirettamente dalla PSA sono al collasso”, sottolinea il presidente.