Lodi – Quello che fino a pochi giorni fa era soltanto un timore, si è concretizzato. La peste suina africana è entrata in tre allevamenti della provincia, a Vigarolo di Borghetto, Marudo e Sant’Angelo (5.500 capi totali). Nel Lodigiano sono 183 gli allevamenti con 340mila capi totali, pari a quasi il 4% del totale nazionale, in una zona che è il cuore, con Cremona e Brescia, della suinicoltura lombarda (pari al 50% di quella nazionale, per di più con una spiccata vocazione alle produzioni Dop).
“E’ necessario disporre forme di indennizzo per il mancato reddito delle aziende soggette ad abbattimento - ha proposto il presidente della Provincia di Lodi Fabrizio Santantonio in un summit convocato d’urgenza -, mentre per tutte quelle coinvolte nelle zone di restrizione e di protezione e sorveglianza serve una sospensione delle scadenze tributarie e di quelle del rimborso di mutui e prestiti, insieme ad interventi di regolazione del mercato, per evitare che anche chi è ancora in condizione di vendere ai macelli venga penalizzato da speculazioni al ribasso”.
Intanto ieri il commissario straordinario Giovanni Filippini ha firmato una nuova ordinanza, con una serie di stringenti misure di prevenzione e di innalzamento dei livelli di biosicurezza, valide per Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna. “Pavia e Lodi hanno già subito un importante trattamento di depopolamento – ha commentato l’assessore regionale Alessandro Beduschi – che di certo avrà ripercussioni serie sulle aziende, togliendo lavoro a loro e alla filiera”. Tra le disposizioni in vigore fino al 30 settembre, dove c’è l’emergenza sono vietati gli assembramenti tra allevatori. Inoltre negli allevamenti è vietato l’accesso di qualsiasi automezzo a eccezione di quelli destinati a trasportare i mangimi e di qualsiasi persona non legata alla gestione quotidiana degli animali. Il divieto è esteso anche ai cani.