
Manuela Oldani
Lodi, 12 gennaio 2020 - " Devo alzarmi alle 6, per portare a passeggio come “dog sitter” il primo cane alle 7.30 perché i proprietari vanno via presto per lavoro. Talvolta, specie nei periodi festivi in cui c’è qualche richiesta in più, mi capita di finire il giro anche alle 21. Ma non mi pesa perché finalmente faccio ciò che mi rende felice". Manuela Oldani, 42 anni, di Lodi, da un paio d’anni ha lasciato il posto sicuro nell’azienda di famiglia per diventare una dog sitter: da allora macina chilometri, in città e in campagna, con cani di tutte le taglie, a partire dal suo “Kyle” che, non a caso, ha trovato per strada ed adottato.
A differenza di Toni Collette nel film “In her shoes”, lei non ha lasciato un prestigioso studio locale per diventare dog sitter ma ha comunque abbandonato il lavoro: "A 15 anni ho frequentato un istituto professionale triennale floreale a Minoprio - racconta -. E intanto lavoravo già, nei week end, nell’azienda di famiglia. Era un’attività a contatto con la natura, con cui mettevo a frutto ciò che avevo imparato, ma ero sempre dietro il bancone anche il sabato e la domenica, per i matrimoni o altro. L’ho fatto per 25 anni, ma quello per me era un lavoro. L’attività come dog sitter è la mia passione".
Come si cambia vita? "Ho sempre avuto la passione per gli animali ed assisto quelli che trovo feriti o abbandonati, soprattutto gatti e uccellini: ho salvato anche una capretta, che era da sola in mezzo ai campi. Anche Kyle l’ho trovato lungo la tangenziale, senza microchip; era buono e l’ho tenuto: ora è con me da 3 anni. Attorno ai 40 anni cercavo alternative, volevo stare di più a contatto con gli animali". Così ha cercato di capire se ci fossero corsi per assistente veterinaria "o qualcosa del genere e, intanto, ho iniziato a fare la dog sitter. Nel giro di qualche mese è diventato il mio lavoro. Riesco a guadagnarmi da vivere e questo mi basta. Voglio essere felice. Per avere soldi, certo, bisogna fare altro. Ormai ho dei clienti fissi. Gente che è via da mattina a sera per lavoro".
Gente che la considera una di famiglia e le affida le chiavi di casa con i suoi cani. "Io dò loro da mangiare, li porto a passeggio e, al rientro, li pulisco, perché vivono in casa. Non faccio passeggiate di gruppo: in un turno ho 2 cani perché vivono insieme. Talvolta porto anche Kyle, che è docile. A ciascuno dedico tempo e attenzione: quando sei con loro non puoi stare al telefono. E solo chi è predisposto lo porto a giocare un po’ nell’area cani per farlo socializzare". Ma con i più passeggia per un’oretta, in città o fuori, a seconda delle abitudini. Tutti escono almeno due volte al giorno. Il clima, il freddo, la pioggia, il caldo? "Ai cani non interessa, loro devono uscire". Oldani oltre ai clienti fissi ha chi la chiama perché deve assentarsi per qualche giorno: "La soddisfazione maggiore? Mi hanno affidato un cane che abbaiava a tutti, anche alle auto, ed aveva problemi a stare al guinzaglio. Sono riuscita a portarlo al parco e nel giro di un mese la questione si è risolta".