LUCA PACCHIARINI
Cronaca

Primo libro di un giovane indiano. Poesie su amore e immigrazione: "In cascina rischiavamo la morte"

Prince Singh Pundir, 25 anni, è figlio di un mungitore. "Ci davano stufe inadatte o che non sapevamo usare"

Prince Singh Pundir è cresciuto tra Sant’Angelo e Villanova del Sillaro Ora studia Medicina all’università di Parma

Prince Singh Pundir è cresciuto tra Sant’Angelo e Villanova del Sillaro Ora studia Medicina all’università di Parma

Autori indiani e italiani tra le suggestioni dei versi contenuti in “Il mio poeta indiano”, libro di poesie di Prince Singh Pundir, 25enne lodigiano cresciuto a Villanova del Sillaro, studente di Medicina a Parma e figlio di immigrati indiani. Nel suo primo libro, Prince raccoglie numerosi componimenti, scritti nell’arco di 8 anni. "Le poesie sono tratte da esperienze reali, personali: vi è l’amore, lo star male e bene per esso tra i temi principali – spiega l’autore –. Vi è poi il tema della casa in campagna che si unisce a quello delle fatiche di essere immigrato. Io sono nato a Sant’Angelo e cresciuto a Villanova del Sillaro, mio padre faceva il mungitore, spesso gli immigrati come noi sono a rischio di vita. Un fatto che mi segnò è che noi, io e la mia famiglia di cui fa parte anche mia sorella più piccola Prinka, abbiamo rischiato la vita stando in cascina: spesso agli immigrati vengono date stufe inadatte o che non sanno usare; quindi, la notte c’è il serio rischio intossicazione. Quando ero piccolo una famiglia, di cui il padre era mungitore come il mio e come molti altri indiani immigrati qui nel Lodigiano, è morta per un incendio provocato dalla loro stufa, che era come la nostra. Eventi simili sono presenti nelle mie poesie. Trattano poi anche di filosofia, ovvero di quello che per me, da ateo, può essere divino. Esempio lo spiritualismo inteso come mezzo per la salute mentale, spiritualismo che per me è neurochimica e neuroscienza, la meditazione come un modo pragmatico e scientifico, provato, per star bene; non a caso studio Medicina, vorrei specializzarmi in Psichiatria".

L’incontro con la scrittura viene dalla tenera età, ma la svolta c’è stata studiando al liceo Gandini di Lodi: "Il libro è dedicato anche al professor Stefano Corsi, mio docente di Letteratura alle superiori. Era lui che mi chiamava il mio piccolo poeta indiano, da qui il titolo. Attraverso le sue lezioni mi sono appassionato sempre più alla poesia, sia a leggerla che a farla. Tra i miei riferimenti vi sono infatti Pavese e, soprattutto, Montale, di grande ispirazione per la metrica e lo stile musicale. Poi però vi sono anche le mie origini, faccio parte di una minoranza induista del Punjab, territorio a nord-ovest dell’India di cui la maggioranza è Sikh, religione e filosofia di vita che è comunque presente in me. Così tra i miei riferimenti vi sono anche poeti indiani, come Rabindranath Tagore e Shiv Kumar Batalvi, quest’ultimo anche lui proveniente dal Punjab. Le poesie infatti sono in italiano, inglese, hindi e lingua punjabi (con la traduzione italiana). Ho deciso di tenere i diversi registri linguistici perché sono tutti parte di me". Il libro verrà pubblicato da Bookapoem, sezione di poesia di Bookabook, ora in crowdfunding fino al 7 marzo sul sito di bookapoem.it.