Vive da molti anni a Bruxelles ma è cresciuto a Lodi, Marco De Santics, artista attivo in tutta Europa, non ha mai voluto staccarsi del tutto dalla città in cui ora, aprendo il nuovo palinsesto 2025 di Platea, torna per esporre. "Sono partito per il Belgio quando avevo 24 anni, ci sono finito per un Erasmus; ho vissuto a Lodi da quando avevo circa 12 anni. L’arte mi è sempre interessata ma prima facevo altro, qui mi sono fatto un gruppo di amici che erano artisti, in particolare legati alla street art, alla pittura e alla musica. Mi son poi laureato a Brera nel 2009 in tecniche e tecnologie della pittura. Come tesi ho fatto un video in stop motion, Buffet, inspirandomi al regista Jan Švankmajer, in particolare a dei suoi video in cui celebra l’arte ed il processo di creazione di un’opera. Con questo video, fatto per l’accademia fiamminga, è cominciata la mia carriera e si sono delineati i miei argomenti di ricerca, ovvero lo studio a ritroso del processo di creazione dell’immagine e la reiterazione iconografica nei secoli".
Un percorso in pieno svolgimento... "Da allora ho iniziato a girare per gallerie e concorsi, dall’Europa agli Stati Uniti, da palazzo Monti a Brescia a Mana Contemporary a Jersey City negli States. Il mio interesse è l’immagine potenziale, cioè quello che, attraverso l’opera artistica, si produce, su come si crea l’opera e su come si crea un’immagine nella mente dello spettatore nel tempo. Questo spazio intellettuale mi stimola molto".
Come definisce Le Piangenti? "È un’opera definita dal tempo meteorologico, la suggestione mi è venuta da alcune statue di Bruxelles che, per il clima, colano: la pioggia fa piangere le sculture. Da qui mi è partita la riflessione che mi ha portato all’opera, una testa di Laoconte con grandi foglie di agave che portano l’acqua piovana verso gli occhi, l’ho poi lasciata per un anno e mezzo in balia delle intemperie. Vorrei che l’opera rimanesse alla cittadinanza. Vorrei lasciare un segno per la città, son 17 anni che vivo in Belgio. Questo territorio produce molte persone interessanti, solo che poi la gente se ne va, ma c’è la voglia di tornare. Qui siamo così circondati dalla bellezza che la gente si abitua, è un territorio ricco di ispirazioni che per tanto tempo sono state tralasciate, sono perle incredibili. Non possiamo andare avanti solo con aperitivi e buon vino, questi sono sì importanti ma serve il cibo per la mente, abbiamo una ricchezza territoriale altissima, vedo ora una Lodi più eterogenea, per tanto tempo è mancata una produzione d’arte culturale a Lodi, Platea sta investendo per la città in questo".