LUCA RAIMONDI COMINESI
Cronaca

Omicidio di Rambo: incongruenze nei racconti degli arrestati, si cercano ancora arma e gioielli

Continuano le indagini per fare luce sul delitto: accertamenti sui cellulari dei sospettati e sulle immagini registrate dalle telecamere

A fianco, i rilievi vicino all’auto in piazza Omegna; sopra, la vittima Roberto Bolzoni

A fianco, i rilievi vicino all’auto in piazza Omegna; sopra, la vittima Roberto Bolzoni

Lodi, 7 marzo 2025 – Non sono previsti al momento ulteriori interrogatori per Roberto Zuccotti e Andrea Gianì, zio e nipote, arrestati lo scorso 22 febbraio per l’omicidio di Roberto “Rambo“ Bolzoni, il 61enne trovato ucciso lo scorso 18 febbraio con 35 coltellate. “Non emergerebbero nuovi elementi dalle testimonianze dei due sospettati”, spiega la procuratrice di Lodi, Laura Pedio.

Zuccotti, 48 anni, con precedenti penali e residente a Crespiatica, si era avvalso della facoltà di non rispondere mentre il nipote 29enne si era da subito dichiarato innocente perché estraneo ai fatti. Secondo la Procura, ci sarebbero tuttavia delle “incongruenze nella testimonianza del nipote, che al momento non è supportata dagli elementi a nostra disposizione”.

Gli accertamenti

Al vaglio degli inquirenti anche i cellulari dei due uomini e i filmati delle videocamere che consentiranno di fare piena luce sulle ore in cui Bolzoni è stato dato per scomparso dai familiari. Il 61enne era infatti “salito in casa per riportare il cagnolino Messi, per poi uscire nuovamente”.

Le registrazioni dell’esterno del Punto Snai di via Villani a Lodi avevano infatti ripreso l’uomo salire in auto con il suo cane, in compagnia di Zuccotti e Gianì. Da lì, avrebbero raggiunto il quartiere di San Fereolo, dove risiedeva. Avrebbe riportato in casa il cane e poi, di “Rambo” si erano perse le tracce.

Fino a quando la moglie, due giorni dopo, lo ha ritrovato senza vita, immerso in una pozza di sangue, nell’abitacolo della sua Golf, chiusa dall’esterno e posteggiata in piazza Omegna.

Ricerche in corso

Proseguono nel frattempo le ricerche dell’arma del delitto e degli averi di Rambo. All’appello mancano una collanina d’oro e due anelli indossati dall’uomo, che secondo la procura “potrebbero essere già stati venduti”, un fattore che alimenterebbe l’ipotesi della rapina.

Erano stati invece rinvenuti in via Precacesa il cellulare della vittima, già al vaglio degli investigatori, e il suo portafogli, al cui interno sono stati trovati solo i documenti ed una chiave. Non si tratterebbe, tuttavia, della chiave - scomparsa - dell’auto in cui l’uomo è stato ritrovato il 18 febbraio. “Sembrerebbe di un veicolo vecchio, ma da ciò che risulta, Bolzoni non possedeva altri veicoli oltre alla Golf bianca, sui quali sono attesi gli esiti delle analisi dei Ris” dice ancora la procuratrice.

Delitto d’impeto

Per le indagini sarà fondamentale anche il riscontro sulle tracce di sangue umano rinvenute sulle scarpe dei due presunti colpevoli, al momento trattenuti in custodia cautelare in carcere per le accuse di omicidio e rapina.

Le trentacinque coltellate inferte al collo e al viso di Bolzoni confermano in via definitiva che si sia trattato di un “delitto d’impeto. Resta però da chiarire quale arma sia stata usata”. Nelle sue richieste, l’accusa aveva escluso la premeditazione, forse proprio per l’entità e la quantità dei fendenti. “Siamo soddisfatti del punto raggiunto dalle indagini – conclude la dottoressa Pedio – e cercheremo di proseguire velocemente nell’inchiesta, come finora abbiamo fatto”.