
Residenti del condominio via Alfieri dove sono arrivati 6 profughi originari dell’Africa (Cavalleri)
Sant'Angelo Lodigiano, 4 ottobre 2015 - I condomini di via Alfieri a Sant’Angelo Lodigiano non riescono a dormire più sonni tranquilli. Da quando martedì 22 settembre sei profughi gestiti dalla onlus pugliese Integra sono stati accolti in un appartamento al secondo piano della palazzina residenziale, la situazione è al limite del sostenibile. Le cinque famiglie, quasi tutte con figli minorenni, assicurano di aver saputo dell’arrivo dei nuovi condomini, tutti giovanissimi, provenienti da Gambia, Bangladesh, Nigeria e Burkina Faso, solo quando ormai avevano sistemato i loro bagagli nel piccolo appartamento che non supera i 90 metri quadrati. «Nessuno è stato informato del loro arrivo – spiega Graziella Carattoni, che abita a Sant’Angelo Lodigiano dal 2003 –. È stata una doccia fredda. Il problema non riguarda solo la loro presenza nella palazzina, ma anche le modalità con le quali vengono imposti dalla prefettura. Un contratto con la onlus che li gestisce è stato firmato senza che nessuno fosse a conoscenza della situazione. Un accordo che non rispetta le regole decise dall’amministratore di condominio insieme ai residenti. Il proprietario dell’appartamento è riuscito ad affittarlo per almeno quattro anni, con la possibilità di aggiungere un periodo di altri quattro. Per lui è stato un affare». Il problema sicurezza resta la prima questione con la quale i residenti sono costretti a fare i conti. Preoccupata della presenza dei sei migranti Annarita Catalano. «Quando mia figlia di 16 anni esce di casa controllo dalla tromba della scale che sia tutto apposto – spiega la donna –. Non sono tranquilla. Questi ragazzi non li conosciamo. Ho paura che possa succedere qualcosa». Dello stesso avviso anche Stefania Illardo, mamma di due bambine: «Sono preoccupata – ammette –. Il contratto firmato da prefettura e cooperativa riguarda una collaborazione di almeno quattro anni. Questi ragazzi finora sono stati tranquilli ed educati. Ma cosa arriverà dopo la loro partenza?».
La presenza di un piccolo centro di accoglienza profughi nel condominio ha poi un peso sul valore dell’abitazione. E chi stava cercando di vendere l’appartamento comprato dopo anni di lavoro è stato invece costretto ad accantonare l’idea di fare un buon affare. «Non bastava il mercato immobiliare bloccato, di questo passo non riuscirò mai a vendere questa casa ad un prezzo giusto – conferma Antonio Gaudino, che abita all’ultimo piano –. Faccio prima a ritirarla dal mercato. Non è giusto che le cooperative possano fare quello che vogliono a discapito dei cittadini. Non vogliamo il business dell’accoglienza migranti nel nostro palazzo».