PIER GIORGIO RUGGERI
Cronaca

Travolta dal bus a quindici anni: "Elisa era sorrisi allo stato puro"

Chiesa gremita, al quartiere Zaist, per l’addio alla studentessa del liceo Anguisola. Presente anche il sindaco. Il papà Paolo rivolge un pensiero all’autista della corriera: "In questa vicenda ci sono due vittime".

Un momento della funzione religiosa celebrata nella chiesa parrocchiale di San Francesco, nel quartiere Zaist di Cremona

Un momento della funzione religiosa celebrata nella chiesa parrocchiale di San Francesco, nel quartiere Zaist di Cremona

Folla e commozione, ieri mattina, ai funerali di Elisa Marchesini, la studentessa di 15 anni investita e uccisa da un autobus venerdì poco dopo le 7.30 mentre attraversava via Dante per andare a scuola. Mentre negli uffici si stava rispettando il minuto di silenzio per ricordare la ragazza, alle 11 la messa ha preso il via, celebrata dal vescovo di Cremona, monsignor Antonio Napolioni, nella chiesa parrocchiale di San Francesco, nel quartiere Zaist. Sulla bara orchidee bianche e la fotografia della giovane deceduta. Presenti papà Paolo, la mamma Anna Lisa, il fratello Dario e la sorella Chiara. Poi i compagni di classe, il personale del liceo dell’Anguissola, gli amici, il quartiere. Anche il sindaco Andrea Virgilio e due assessori. E la gente semplice che ha voluto partecipare e stare vicino ai genitori nel terribile momento.

Il vescovo ha dato un’immagine diversa: "Elisa non è finita sotto un autobus, ma è salita su un autobus invisibile. È salita, non perché Dio la voleva strappare agli affetti dei cari e al suo futuro, ma perché, come ci dice un libro difficile, ma preziosissimo, come quello dell’Apocalisse, che non è la fine, ma è lo svelamento di ciò che è nascosto, c’è una moltitudine immensa di Elisa, di figli perduti troppo presto, di dolori inspiegabili, di chi per la giustizia dà la vita con coraggio. Lei era sorrisi e incoraggiamenti allo stato puro. E nel silenzio che la città fa in questo momento, affidiamo Elisa e ci affidiamo alle braccia del Padre".

Ricordano le compagne di classe, tra le lacrime che ripetono spesso le parole gentile, amica, sorriso, affetto. Parlano i familiari, tocca al fratello Dario: "Avremmo voluto condividere con te molto più tempo di quanto non ci sia stato concesso. Tuttavia, per noi non morirai mai: sopravviverai nei nostri ricordi. Ti vogliamo infinitamente bene".

Arriva il papà che ha parole anche per l’autista del pullman: "Grazie, grazie. La prima parola vuole essere per una persona che forse non è qui, che è l’autista. In questa vicenda ci sono due vittime. Non dimentichiamoci di chi sta soffrendo. Qui non ci sono colpevoli, non c’è un ma, non c’è un perché, un però. Questa persona è nel mio cuore è vorrei che tutti pensassimo anche a lui". Poi la fine della cerimonia con lo strazio della famiglia che accompagna la figlia che se ne va per sempre. Un ultimo bacio e un’ultima carezza che in molti voglio lasciare sulla bara.