di Luca Pacchiarini
La vicenda giudiziaria dopo la scomparsa di Giorgio Medaglia rimane avvolta da incertezze. Ieri mattina, in tribunale a Lodi, si è tenuta l’udienza nella quale Ombretta Meriggi (mamma di Giorgio), affiancata dalla sua legale Lorenza Cauzzi, si è nuovamente opposta all’archiviazione del caso richiesta dalla procura (nell’aprile del 2022 il gip di Lodi aveva già richiesto nuove indagini, dopo la prima decisione di archiviazione della Procura). Davanti al gip sono state evidenziate nuovamente tutte le perplessità sull’operato degli investigatori e il giudice si è riservato di decidere, senza esprimersi ulteriormente. Un ennesimo rinvio per una vicenda caratterizzata da tante domande senza ancora risposte. Il 34enne Giorgio Medaglia uscì di casa la sera del 28 giugno 2020, avvisando la madre con cui abitava che avrebbe fatto un giro con gli amici. Non tornò più e fu ritrovato senza vita nell’Adda il 4 luglio successivo.
Gli inquirenti sostennero l’ipotesi di un suicidio, ma a questa tesi molti elementi non tornavano, come la madre Ombretta fin da subito evidenziò: Giorgio era una persona serena, attiva nel sociale come tutor al centro psico sociale (CPS), inoltre in quel periodo stava preparando un viaggio con lei in Liguria e aveva promesso al migliore amico che al suo ritorno gli avrebbe pagato una visita medica, scrivendogli anche di incontrarsi per fare colazione insieme, l’ultimo messaggio di Giorgio di quella sera. Afflitto da un disturbo neuro-evolutivo della coordinazione motoria, l’uomo non avrebbe neanche potuto avvicinarsi all’acqua autonomamente: la temeva da tutta la vita, così l’ipotesi degli inquirenti secondo cui sarebbe rimasto seduto su un muretto per poi lanciarsi difficilmente convince i familiari. Anche la possibilità dell’incidente lascia forti dubbi a mamma Ombretta, così come il fatto che la moto dell’uomo fosse a centinaia di metri di distanza. Inoltre restano un mistero l’alto tasso alcolemico trovato nel corpo della vittima, incoerente con il suo essere astemio, un casco rinvenuto in zona che non appartiene a nessuno dei coinvolti, che quindi teorizza la presenza di terzi. Anche i vestiti indossati dall’uomo, un paio di pantaloncini non suoi e di taglia sbagliata, e alle numerose chiamate ricevute dallo stesso cellulare di un amico che, poco dopo, resettò il telefonino per regalarlo alla madre. "Sono stanca ma continuo a lottare, un ragazzo buono come il pane non può morire nel mistero" dice Ombretta Meriggi.