Lodi, 23 settembre 2022 - Ben 65 licenziamenti e 800 casse integrazioni. È il bilancio, già molto amaro, fatto dalla Cgil che vede in questo inizio d’autunno la "tempesta perfetta", che va ben oltre la crisi generata dalla pandemia: "Prevediamo un periodo nero – ha sottolineato Guido Scarpino – in cui il problema delle materie prime ridotte, in un Paese coi salari più bassi d’Europa, si somma all’inflazione galoppante e al rincaro energetico spingendo le aziende, in crisi di domanda e offerta, verso i licenziamenti".
"Chiediamo subito al Governo ancora in carica, prima ancora a quello nuovo che si insedierà, ad andare bene, a novembre, il blocco dei licenziamenti" ha rimarcato la segretaria generale della Camera del Lavoro Eliana Schiadà. A licenziare sono due logistiche, come spiega la funzionaria Filt Cgil Rosanna Tiritiello: "Una grossa azienda di Codogno ha annunciato 50 esuberi: abbiamo appena iniziato la contrattazione. A Massalengo, invece, la Confezioni generali ha annunciato la chiusura. L’azienda, con personale quasi tutto femminile dedito appunto al confezionamento e alla spedizione, ha un solo dipendente; gli altri sono in carico alla cooperativa interna che ha offerto loro, in cassa integrazione fino a ottobre, di trasferirsi in altri impianti nel Piacentino. Tutti e 15 hanno rifiutato ed è scattato il licenziamento collettivo. Abbiamo già provato a chiedere contratti di solidarietà e altra cig, la prossima settimana avremo un incontro in Regione; ma l’azienda è da tempo senza commesse".
Ad essere duramente colpita nel Lodigiano è anche la Fiom: "Le difficoltà maggiori riguardano il reperimento di materie prime – sottolinea Massimiliano Preti –. Sono partite richieste di cig per circa 500 persone in 5 aziende, soprattutto del settore acciaio. Stiamo cercando di calmierare la penalizzazione in busta paga ma sono poche le aziende sensibili"."Nelle telecomunicazioni, dove piccole realtà locali lavorano per la Tim e multinazionali cinesi, nella cartotecnica e nel chimico farmaceutico, la cig a settembre è scattata per circa 300 persone – aggiunge Morwenna Di Benedetto –. Il problema è contenere il rincaro produttivo senza avere un supporto di mercato o di Governo".
A preoccupare è anche la situazione socio sanitaria, sia nella Rsa Santa Chiara di Lodi che all’ospedale Fatebenefratelli di San Colombano, tra maggiori quote per gli ospiti che ricadono sulle famiglie (anche le altre Rsa, oltre a quella di Lodi, intendono chiedere 10 euro in più al giorno) e sui lavoratori, costretti a turni eccessivi e senza adeguamenti. Intanto per l’1 ottobre si sta organizzando uno spettacolo sul tema della pace.