REDAZIONE LODI

Uggetti e Guerini, gemelli diversi: storia del cerchio magico lodigiano

Uggetti del Pci, Guerini con la Dc. Poi insieme nel segno del renzismo di GUIDO BANDERA

Uggetti con il vice segretario Pd Lorenzo Guerini (Cavalleri)

Lodi, 4 maggio 2016 - Il comunista e il democristiano. Uno col capello biondo fluente, l’aria alternativa da segretario della Fgci, pronto a manifestare in piazza contro il pentapartito. L’altro golden boy della corrente andreottiana, compìto giovane da oratorio, col precoce talento della politica, cauta e felpata. Vengono da mondi sideralmente distanti Simone Uggetti e Lorenzo Guerini. Uniti, nel mistero dei partiti italiani, dalle moderne convergenze parallele di un Pd in cui l’anima cattolica e quella berlingueriana governano insieme, in Italia e a Lodi. Il primo, successore del secondo sulla poltrona da sindaco: simili più nel mezzo sigaro toscano qualche volta appeso all’angolo delle labbra, che nei modi.

Grande mediatore, tessitore di tele infinite di rapporti Guerini; spiccio, categorico Uggetti. Ma il tempo, si sa, riavvicina gli opposti. Così i capelli del barricadero si sono accorciati e un po’ ingrigiti, all’alba dei 43 anni. Via le magliette col Che, gli abiti si sono fatti istituzionali, più vicini alla grisaglia tipica degli eredi di Forlani, come le strette di mano col vescovo, indispensabili, in una città curiale come Lodi, per aver successo alle elezioni. Tanto apprendistato, fra i banchi del Consiglio. Sì, perché a parte il posto da impiegato in Provincia, vinto ai tempi della presidenza Guerini, Uggetti di partito e di Comune si è sempre occupato. Certo, gli studi e i contatti milanesi lo raffinano, ma l’evoluzione è lenta. All’inizio è fuori dal grande cerchio del ‘Magnifico’, il Lorenzo che ha governato Lodigiano e capoluogo per quasi vent’anni. Amicizie fidate, nate anche fra i campetti di calcio della Libertas, all’oratorio di San Lorenzo, o nelle riunioni di corrente nella vicina Montanaso. Pochissimi, i fedeli dell’ex sindaco. Fra questi, Luciano Bertoli, presidente della casa di riposo, e l’ormai scomparso ex vice, Mario Cremonesi, il mago dei lavori pubblici. Gli altri sono compagni di viaggio, alcuni d’occasione, altri duraturi, mai dotati di piena fiducia. Utili, ma sempre tenuti d’occhio. Come Giampaolo Colizzi, ex Psdi, consigliere Sea ai tempi di Mani Pulite, eterno presidente del Consiglio comunale. Fra i non eletti della sua lista, quel Cristiano Marini finito in cella ieri con il primo cittadino. Alleati, relazioni, che in parte finiscono nell’agenda di Uggetti, nel 2013 quando scatta la lotta coi compagni per l’eredità di Guerini.

Ed è proprio il comunista ad afferrare la successione. Dell’ormai ex sindaco sposa pure la segretaria. Il testimone di nozze? Ovviamente, non può che essere il nuovo deputato. Ma l’avvicinamento non è stato veloce. Da consigliere nel 1996, per il Pds, Uggetti si fa le ossa. Quando l’attuale vice segretario Pd è sindaco in quota Margherita, nel 2005, gli arriva la delega all’Ambiente, poi quella pesante all’Urbanistica. Non più bieco attacchinaggio di manifesti, ma responsabilità. L’ultima volta che ‘Uggio’ e il ‘beneamato Lorenzo’ stanno su barricate opposte è il 2009, all’epoca delle primarie Bersani-Franceschini. Poi, nel 2013, la folgorazione sulla via di Damasco: l’ex comunista si fa renziano. Il battesimo come erede designato alle municipali è una consacrazione. A officiare è il premier in persona, sul palco con lui. Uggetti impara l’arte e nel giro di pochi mesi si porta in maggioranza pezzi interi di centrodestra, liberandosi di Sel. Apoteosi nell’empireo scudocrociato, interrotta all’ultimo miglio dalle manette.