
ll Paradiso delle Signore non è un caso isolato: la storia della televisione è costellata di produzioni segnate da tragedie, morti misteriose e coincidenze che hanno alimentato leggende di “set maledetti”
Una serie di lutti improvvisi ha recentemente scosso Il Paradiso delle Signore, la popolare soap italiana di Rai1, sollevando tra i fan l’ipotesi di una “maledizione” che sembra perseguitare il cast. In appena un mese, tra marzo e aprile 2025, tre attori – Pietro Genuardi, Andrea Savorelli e Valentina Tomada – sono scomparsi in circostanze diverse ma ravvicinate, gettando un’ombra oscura sulla fiction ambientata nel grande magazzino milanese degli anni Sessanta.
Genuardi, il volto di Armando Ferraris, è morto il 14 marzo per una grave malattia del sangue; Savorelli, che interpretava Pietro Conti, è deceduto pochi giorni fa in circostanze ancora da chiarire; infine, Valentina Tomada, nota per il ruolo di Palma Rizzo, si è spenta il 9 aprile dopo una lunga battaglia contro una patologia. Tre addii che, per la loro vicinanza temporale, hanno fatto parlare di un fenomeno inquietante, simile a quello che ha colpito altre serie TV nel mondo. Ma Il Paradiso delle Signore non è un caso isolato: la storia della televisione è costellata di produzioni segnate da tragedie, morti misteriose e coincidenze che hanno alimentato leggende di “set maledetti”.
Il Paradiso delle Signore: una tragedia italiana
La fiction Rai, che da anni incanta il pubblico con le sue storie di amore e riscatto, sta vivendo un momento di lutto senza precedenti. La perdita di Pietro Genuardi, un pilastro della serie sin dalle prime stagioni, ha lasciato un vuoto profondo tra i fan e i colleghi, che lo ricordano come un professionista generoso e carismatico. La morte di Andrea Savorelli, annunciata dalla sorella senza dettagli sulle cause, ha aggiunto un alone di mistero, mentre l’addio a Valentina Tomada, meno presente nella narrazione recente ma comunque parte della “famiglia” del Paradiso, ha chiuso un mese tragico. Sui social, i telespettatori si interrogano: è solo una tragica fatalità o c’è qualcosa di più oscuro dietro questi eventi?
Nonostante le cause dei decessi siano diverse – malattia per Genuardi e Tomada, un caso ancora indefinito per Savorelli – la rapidità con cui si sono susseguiti ha evocato paralleli con altre serie colpite da sventure simili. La produzione ha espresso il suo dolore, ma il futuro della fiction resta incerto: come gestire queste assenze nella trama? E soprattutto, come reagirà il pubblico a una serie che, per molti, è ora avvolta da un’aura di malinconia?
Glee: la maledizione americana che ha sconvolto una generazione
Se Il Paradiso delle Signore è un caso recente, una delle “maledizioni” più celebri della TV mondiale è quella di Glee, la serie musicale americana creata da Ryan Murphy che ha segnato gli anni 2009-2015. Il telefilm, incentrato su un glee club scolastico e noto per i suoi messaggi di inclusione, è stato funestato da una serie di tragedie che hanno colpito i suoi protagonisti principali, trasformandolo in un simbolo di sventura.
La prima perdita è stata quella di Cory Monteith, interprete di Finn Hudson, trovato morto il 13 luglio 2013 in una stanza d’albergo a Vancouver a soli 31 anni. L’autopsia ha rivelato un’overdose di eroina e alcol, un epilogo tragico per un attore che aveva lottato a lungo contro le dipendenze. Pochi anni dopo, il 30 gennaio 2018, Mark Salling, che dava vita a Noah “Puck” Puckerman, si è tolto la vita a 35 anni impiccandosi in un parco di Los Angeles, poco prima di affrontare una condanna per possesso di materiale pedopornografico. Infine, l’8 luglio 2020, Naya Rivera, l’amata Santana Lopez, è annegata a 33 anni nel lago Piru, in California, durante un’uscita in barca con il figlio, in un incidente ancora avvolto da interrogativi.
Tre morti in sette anni, tutte premature e segnate da circostanze drammatiche: overdose, suicidio e un annegamento misterioso. La “maledizione di Glee” è diventata un caso mediatico, al punto che Discovery+ ha dedicato una docuserie all’argomento, esplorando la pressione del successo e il peso psicologico su un cast giovane e sotto i riflettori. Per i fan, la serie che celebrava la diversità è ora sinonimo di una tragedia inspiegabile.
Poltergeist: dal cinema alla TV, un’ombra che attraversa i decenni
Non solo serie TV, ma anche franchise che hanno toccato il piccolo schermo hanno conosciuto la loro dose di “maledizioni”. La saga cinematografica di Poltergeist, che ha ispirato una serie TV nel 1996 (Poltergeist: The Legacy), è forse il caso più noto di una produzione perseguitata da eventi funesti. Tra il 1982 e il 1988, durante la realizzazione della trilogia originale, diversi membri del cast sono morti in circostanze tragiche e ravvicinate.
Dominique Dunne, che interpretava Dana Freeling nel primo film, fu strangolata dal suo ex fidanzato nel novembre 1982, a soli 22 anni, pochi mesi dopo l’uscita del film. Heather O’Rourke, la piccola Carol Anne, morì a 12 anni nel 1988 per complicazioni legate a una malattia intestinale, poco prima dell’uscita di Poltergeist III. Julian Beck, il reverendo Kane del secondo capitolo, spirò nel 1985 per un cancro allo stomaco, mentre Will Sampson, che interpretava Taylor nello stesso film, morì nel 1987 per insufficienza renale. La serie TV degli anni ’90 non ha replicato la stessa sequenza di lutti, ma l’eredità della “maledizione di Poltergeist” ha continuato a pesare sul franchise, alimentata dalla leggenda che Steven Spielberg avesse usato scheletri veri sul set del primo film, scatenando una sorta di vendetta soprannaturale.
The Omen e l’eredità dell’orrore
Un altro caso che collega cinema e televisione è quello di The Omen (in italiano Il Presagio), il film horror del 1976 che ha generato un remake nel 2006 e una serie TV nel 2016 (Damien). La lavorazione del film originale fu segnata da incidenti e tragedie: Gregory Peck, il protagonista, scampò a un attentato dell’IRA a Londra, mentre il produttore Mace Neufeld sopravvisse a un fulmine che colpì il suo aereo. Sul set, un incendio inspiegabile distrusse parte delle scenografie, e un addestratore di animali fu ucciso da una tigre.
La “maledizione” si estese anche al remake e alla serie TV: durante le riprese di Omen 666 (2006), la troupe subì un’intossicazione alimentare misteriosa, e alcune foto di scena mostrarono anomalie inquietanti, come ombre a forma di lancia vicino alla testa di Pete Postlethwaite. Sebbene non ci siano stati decessi ravvicinati come in altri casi, l’atmosfera di sventura ha accompagnato ogni incarnazione del franchise, rafforzando l’idea che il tema dell’Anticristo porti con sé un’energia oscura.
Skins: la gioventù bruciata britannica
Anche il Regno Unito ha la sua serie “maledetta”. Skins, il teen drama britannico andato in onda tra il 2007 e il 2013, ha raccontato le vite sregolate di un gruppo di adolescenti, ma dietro le quinte ha vissuto momenti di profonda tristezza. Due morti, in particolare, hanno colpito il cast e i fan.
Chris Miles, interpretato da Joe Dempsie, muore nella seconda stagione per un’emorragia subaracnoidea, ma nella vita reale fu Freddie McClair, interpretato da Luke Pasqualino, a subire un duro colpo: l’attore perse un amico intimo durante le riprese, e la quarta stagione vide la tragica fine del suo personaggio, ucciso a bastonate dal terapista di Effy. Sebbene le morti sullo schermo fossero parte della narrazione, la realtà ha aggiunto un ulteriore strato di dolore con la scomparsa prematura di alcuni membri del team creativo e tecnico, spesso in circostanze poco chiare, alimentando il mito di una serie segnata dalla sventura.
Una spiegazione razionale o un mistero soprannaturale?
Cosa accomuna queste produzioni? È davvero possibile parlare di “maledizioni” o si tratta di tragiche coincidenze amplificate dalla fama delle serie? Gli esperti tendono a propendere per la seconda ipotesi, sottolineando come il gran numero di persone coinvolte in una produzione televisiva aumenti statisticamente la probabilità di eventi drammatici. Eppure, il fascino di queste storie persiste, alimentato da fan e media che vedono in ogni lutto un segno di qualcosa di più grande.
Da Il Paradiso delle Signore a Glee, da Poltergeist a Skins, queste serie condividono un destino che va oltre la finzione: la capacità di trasformare il dolore reale in una narrazione che cattura l’immaginario collettivo. Mentre il cast di Rai1 piange i suoi colleghi e i fan attendono di sapere come proseguirà la soap, una cosa è certa: la “maledizione” delle serie TV continuerà a essere un argomento che affascina e inquieta, unendo il mondo dello spettacolo a quello del mistero.