L’album più divertente che ha fatto. “Divertente mi sembra la parola giusta” ammette Francesco Motta, in arte soltanto Motta, parlando nello studio di SoundCheck – il format musicale disponibile pure sulla pagina web e sui social del nostro giornale – del nuovo suo album “Suona! Vol. 1” uscito l’11 ottobre in digitale, ma disponibile dall’8 novembre pure in vinile.
Una raccolta di canzoni “rivissute” (più un inedito) così come se le sente addosso oggi. "Fra l’altro segna il debutto della Sona Music Records l’etichetta che ho creato per produrre progetti liberi pure di altri. Un’attività parallela rispetto alla realizzazione dei miei album ‘tradizionali”.
Sona Music Records, te la raccomando l’assonanza.
“Il nome affiora dai miei ricordi di ragazzo, quando coi Criminal Jokers suonavamo nei locali del pisano e del livornese. Al tempo Livorno era una delle città con la più alta densità di band per abitante. Questo significa che, dei quattro gatti che ci venivano a vedere, tre erano musicisti. Sapevamo di esibirci per un pubblico di intenditori e la cosa ci responsabilizzava molto a non sbagliare, ma anche a non dire troppe fesserie per non essere azzittiti da un perentorio sona!’”.
La dicitura “Volume 1” presuppone l’arrivo di un “Volume2”?
“Sì, ma non è ancora pronto. Già la scelta del repertorio per questo album non è stata facile, perché il desiderio di distruggere la verticalità di certe canzoni mi ha spinto a puntare su arrangiamenti che ne presuppongono cambio di strumentazione e di accordi.
Il divertimento s’è avvertito già nel primo singolo “Ed è quasi come essere felici” con Teho Teardo.
"Quando, alla fine dell’avventura con i CriminalJokers, sono andato a vivere a Roma per studiare al Centro Sperimentale e ho iniziato a scrivere le canzoni poi finite nell’album ‘La fine dei vent’anni’, l’obiettivo primario è stato quello di dedicarmi principalmente alle colonne sonore
Ecco perché sono stato subito attratto dal lavoro di Teardo che nelle sue musiche da film riesce a mettere qualcosa di diverso rispetto a tanti altri. Essendo molto affezionato ad ‘Ed è quasi come essere felici’, per rileggerla ho pensato a lui, dandogli carta bianca”.
Quali altri riferimenti ha nel mondo delle colonne sonore?
“Sono molto interessato ai lavori del compositore canadese di origini cilene Juan Cristóbal Tapia de Veer che, essendo un percussionista, ha un approccio alla musica per il grande schermo molto ritmico".
Il 27 e 28 novembre suona a Base, a Milano.
"Penso che la gente d’arte, e soprattutto i musicisti, debbano complicarsi un po’ la vita, così a Milano abbiamo deciso di togliere il palco e suonare in mezzo al pubblico. Non si tratta, però, di un salto nel buio, perché accanto ho gente di gran valore come Roberta Sammarelli, Cesare Petulicchio e Giorgio Maria Condemi".
I demo del disco sono stati approvati da sua moglie e dasua madre come capita di solito?
"Certo. Essendo parte in causa, il mio giudizio non conta niente, ma quello di mia moglie sì. E se durante un viaggio in auto, per la prima volta da quando ci conosciamo, mi ha chiesto di rifarle ascoltare una canzone due tre volte, nel caso ’Suona!’, qualcosa significa”.
A proposito, Carolina Crescentini dice di sognare un film con Carlo Verdone e suo marito Francesco Motta sogna un album con…?
"Intanto diciamo che Francesco Motta ha recitato in una serie con Carlo Verdone… e poi, nei panni di musicista, ha avuto modo di lavorare in studio con la sound engineer bresciana Marta Salogni (Björk, Depeche Mode- ndr) mettendo a segno un’altra esperienza meravigliosa”.
Il sogno, però…
"Rimane quello di ritrovarmi a tu per tu in uno studio di registrazione col chitarrista dei Radiohead Jonny Greenwood. Anche solo per il piacere di suonare senza finalizzare necessariamente l’incontro in un disco. I suoi lavori con Thom Yorke, infatti, rappresentano un’assicella altissima che ho sempre davanti agli occhi”.
Tornando al cinema, ha progetti attoriali o musicali?
"Recitare mi ha molto divertito, facendomi capire che il set è una specie di band allargata, madi attori in famiglia ne basta uno. Colonne sonore, invece, voglio farne, perché mi piace e perché è un’attività che tiene a bada il mio ego di cantante. Nel cinema, infatti, a vincere è il lavoro di squadra, così come dovrebbe accadere con le canzoni”.